Barikamà, la cooperativa del riciclo e dell’inclusione sociale

L'incredibile storia della cooperativa sociale Barikamà, creata a Roma da 6 ragazzi africani: riciclo, semplicità, valorizzazione del territorio, inclusione e orgogliosa difesa della ricchezza prodotta dalla diversità culturale.

COOPERATIVA SOCIALE BARIKAMA’ –

Per il coraggio ed i risultati di un gruppo di giovani ragazzi che dallo sfruttamento come braccianti agricoli a Rosarno sono passati alla creazione di un’efficiente impresa di prodotti biologici, il Premio Non sprecare nel settore “Giovani” è stato assegnato alla Cooperativa Sociale Barikamà. Si tratta di una storia che ricorda il valore della diversità culturale, dell’inclusione sociale e della cultura del non spreco come punto di partenza non solo del successo di questa cooperativa romana, ma anche per la ricostruzione del tessuto economico e sociale italiano. La storia di Barikamà è la storia di Suleman, Aboubakar, Cheikh, Sidiki e Modibo, arrivati in Italia e finiti a lavorare come braccianti agricoli nelle campagne di Rosarno e di Foggia. Una vita nelle baracche di cartone e plastica, nelle fabbriche abbandonate, senza acqua, luce e senza alcun diritto, il panorama delle rivolte di Rosarno contro il razzismo e lo sfruttamento dei braccianti agricoli nel gennaio 2010.

LEGGI ANCHE: Solimarket, il negozio della solidarietà applicata

L’INIZIO DELL’ATTIVITA’ –

Il trasferimento a Roma, con il pavimento della stazione Termini come primo alloggio, ha permesso a questi ragazzi di entrare in contatto con alcuni centri sociali ed associazioni che li hanno ospitati e li hanno aiutati ad ottenere il permesso di soggiorno. Nel 2011 i ragazzi iniziano a produrre yogurt biologico al Casale di Martignano, all’inizio con una produzione di 15 litri con i pentoloni (giunta oggi a 200 litri a settimana in un vero caseificio al Casale Nibbi di Amatrice). Da quest’anno Barikamà ha anche iniziato a coltivare un orto biologico presso il Casale di Martignano.

LEGGI ANCHE: Hot Bread Kitchen, il panificio di New York dove le donne immigrate imparano a fare il pane

COOPERATIVE AGRICOLE BIO –

La cultura del non spreco è qualcosa di naturale per questi ragazzi, provenienti da paesi nei quali non si butta niente e tutto ha una seconda e una terza vita. Così hanno iniziato a riusare il vetro dopo averlo lavato e sterilizzato (come si usava anche in Italia con il latte), a legare le scatole termiche con le camere d’aria rotte, a ricucire gli zaini. Per le consegne della cooperativa si utilizzano le biciclette per le spedizioni dentro Roma ed il treno per quelle fuori. 

PER APPROFONDIRE: Storia di una fattoria che guadagna e non spreca

INSERIMENTO SOCIALE COOPERATIVA –

L’inserimento sociale e lavorativo di ragazzi migranti sfruttati come braccianti agricoli attraverso la produzione, distribuzione e vendita di yogurt ed ortaggi biologici a domicilio, presso mercatini e Gruppi d’Acquisto Solidali, è ovviamente uno dei primi obiettivi della cooperativa, insieme alle attività volte a far conoscere le condizioni di sfruttamento nelle campagne e la nostra cultura attraverso incontri, proiezione di foto, cene africane ed altre iniziative. Ma l’inclusione non si limita al mondo degli immigrati: sono infatti soci della cooperativa anche un ragazzo ed una ragazza con sindrome di Asperger, che si occupano della gestione del sito internet, delle email, della contabilità e della parte grafico-promozionale, ricevendo a loro volta sostegno per quanto riguarda la comunicazione e l’interazione sociale. Due gruppi svantaggiati che si aiutano a vicenda ed il valore della diversità nel recupero del capitale umano.

PER SAPERNE DI PIU’: Rifiuti ingombranti, non buttarli e donali

UN MODELLO DI INTEGRAZIONE –

La prova del fatto che il progetto Barikamà funziona sta nei suoi stessi fondatori, che hanno imparato l’Italiano, a leggere e scrivere, e sono diventati parte attiva di una rete sociale, in grado di autogestire il nostro lavoro della cooperativa e di farsi avanti nel mondo del lavoro. La sfida della precarietà e della sostenibilità economica del progetto non vengono sottovalutate, ma le opportunità di crescita, di formazione e quelle relative all’inserimento sociale di altri ragazzi immigrati sono enormi. Anche per questo numerosi gruppi di ragazzi migranti legati ad associazioni solidali italiane hanno chiesto aiuto per poter replicare in altre città italiane (tra cui Genova, Rimini e Pisa) il modello di Barikamà e la sua storia coinvolgente.

PER APPROFONDIRE: Riciclo di rifiuti e opere d’arte, il laboratorio dei pazienti dell’ospedale di Trieste

Se il progetto ti è piaciuto condividilo su Facebook, Twitter e G+!

KuBet
KUBet - Trò chơi đánh bài đỉnh cao trên hệ điều hành Android
Torna in alto