Riciclo di rifiuti e opere d’arte: il laboratorio dei pazienti dell’ospedale di Trieste

Una vera terapia artistica sperimentata al Dipartimento di Salute mentale. Con i materiali di scarto recuperati si lavora al recupero degli uomini. A partire dalla loro creatività.

Arte e recupero: il progetto di Antonio Falleti e del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste

ARTE E RECUPERO – Antonio Falleti è operatore socio-sanitario del Dipartimento di sanità mentale (Dsm) di Trieste. Attento alla costruzione di una fiducia reciproca con i pazienti, nel limite della veste istituzionale, il suo lavoro è finalizzato alla continuità e alla necessità di relazioni personalizzate con pazienti che spesso vivono da soli, sprovvisti di una rete sociale ed in condizione di emarginazione. Da qualche anno Antonio ha iniziato un’attività molto particolare per facilitare il recupero dei suoi pazienti e stimolarne la creatività, un’attività che pone l’accento su una pratica sostenibile: quella del riciclo.

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FIORI, BALLA E CARTONI DI VINO I materiali usati nel laboratorio di Antonio sono stati i divisori di cartone impiegati nelle confezioni da sei bottiglie di vino. Questo oggetto di scarso valore, utile solo per attutire i colpi tra una bottiglia e l’altra, è stato scelto per la sua particolare conformazione: una componente interna e invisibile, superflua all’apparenza ma in grado di trasformarsi in un’opera d’arte. Il lavoro si divide in quattro fasi:

  • nella prima, i divisori selezionati vengono trattati con collanti per ottenere una superficie rigida dove applicare i colori.
  • nella seconda fase avviene il taglio e la scelta delle forme, ispirate alle creazioni floreali del’artista futurista Giacomo Balla.
  • la terza fase concerne l’assemblaggio.
  • Durante la quarta fase, il lavoro viene completato fissando la creazione all’interno della scatola.

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TERAPEUTICA ARTISTICA – Al centro dell’esperienza di Antonio e dei suoi pazienti sta l’idea di nobilitare materiali di scarto attraverso il riciclo e la creatività. Il processo attivato da questo lavoro è principalmente terapeutico. Infatti, all’inizio del lavoro i materiali di scarto si sovrappongono alle forme d’identità della persona, emarginata a causa della sua problematica psichica. Successivamente, la percezione delle possibili reinvenzioni di oggetti inutili permette anche la progressione dell’individuo oltre l’idea di sé come elemento emarginato dal contesto sociale.

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NULLA SI RIFIUTA – I lavori con oggetti di scarto aiutano quindi lo sviluppo di una consapevolezza progressiva: attraverso la creatività, anche gli oggetti che appaiono inutili possono essere tramutati in espressività imprevedibile, in visione inaspettata. Questi laboratori di terapeutica artistica sono in ultima istanza funzionali ad aiutare la persona a cambiare i propri schemi di lettura di sé e del mondo, incoraggiandola ad immaginare altri metodi di costruzione della realtà. Tramite questo processo, il paziente e la persone riesce ad elaborare in gran parte per via spontanea nuove possibilità e punti di vista sulla propria vita, e sulla vita degli oggetti ritenuti inutili.

Il progetto è in concorso per l’edizione 2014 del Premio Non Sprecare. Per conoscere il bando e partecipare vai qui!

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