Forza Cottarelli: tre consigli per la spending review e il taglio degli sprechi

L'obiettivo è ambizioso: un risparmio di spesa di decine di miliardi di euro. Ma chi siede sulla scomoda poltrona di commissario alla spending review per una volta è l'uomo giusto al posto giusto. E può farcela

Una volta tanto, a proposito di lotta agli sprechi, abbiamo l’uomo giusto al posto giusto. Carlo Cottarelli, appena insediato dal governo Letta nella scomoda poltrona di commissario alla spending review, ha un curriculum a prova di bomba. Banca d’Italia, ufficio studi dell’Eni, Fondo monetario, da dove ha monitorato i conti pubblici di un’infinità di nazioni. Dunque: Cottarelli ce la può fare.

Dopo che, come ha detto Enrico Letta, “si è perso fin troppo tempo nei tagli della spesa pubblica improduttiva e clientelare”. Cioè nei tagli degli sprechi dello stato e delle amministrazioni locali che hanno in mano il rubinetto della spesa pubblica.

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Gli obiettivi sono ambiziosi, e partendo da una spesa pubblica “aggredibile”, dove cioè si può tagliare il superfluo, di 80-100 miliardi di euro, se Cottarelli dovesse riuscire a centrare i suoi obiettivi, già nel 2014, avremmo presto, molto più presto di quello che possiamo immaginare, un risparmio di spesa di decine di miliardi di euro. Soldi che cambierebbero radicalmente le prospettive del bilancio dello Stato e darebbero ossigeno finanziario per tagliare le tasse a lavoratori, imprese e famiglie e rilanciare gli investimenti laddove sono indispensabili, dalla scuola alla ricerca, dall’università alle opere infrastrutturali. Al contrario, e il governo lo ha già deciso, senza il taglio degli sprechi le tasse aumenteranno. La sua mission è nota a tutti e ci sono grandi attese.


Di fronte a una missione che si può considerare storica, e finalmente non impossibile, vorrei dare tre suggerimenti a Cottarelli.

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CONSIGLI PER LA SPENDING REVIEW:

Il primo: non faccia annunci fino a quando un risultato concreto non sarà portato a casa. La quantità degli sprechi, nelle diverse declinazioni, è ben chiara all’opinione pubblica, ed a questo punto servono solo i fatti. Ne basterebbero alcuni, ben mirati e ben individuati, per produrre poi un “effetto valanga”. In pratica, aspettiamo di sapere da Cottarelli e dal suo team, che cosa e come si può tagliare nel 2014. Cioè ora e subito.

Secondo consiglio: sia inflessibile sulla linea, che ha già detto di condividere, dei tagli non lineari: gli sprechi della spesa pubblica vanno affrontati anche con la chirurgia. Altrimenti i tagli diventano indifendibili, di fronte alle resistenze, spesso opache e corporative. Un esempio? La spesa annua della Sanità, oltre 108 miliardi destinati alle regioni, contiene un concentrato di sprechi (e di materia per l’azione penale) e il predecessore di Cottarelli, Enrico Bondi, aveva ipotizzato un primo taglio dei servizi non sanitari (pulizia, mensa, manutenzione degli ospedali) per oltre 3 miliardi. La sforbiciata forse era troppo “lineare”, ma il governo dovrà dire con chiarezza come intende recuperare risorse (una centrale unica per gli acquisti?) nella giungla degli acquisti e degli appalti della sanità.

Infine, Cottarelli ascolti l’Italia indignata dagli sprechi del denaro pubblico. Può farlo, per esempio, facendo selezionare alcune delle quasi 100mila segnalazioni dei cittadini arrivate nel suo ufficio, e dando un occhio al sito www.nonsprecare.it.

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