Cosa sono le intolleranze alimentari - Non sprecare
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Intolleranze alimentari, i test che gonfiano business miliardari e le tasche dei ciarlatani

Troppi italiani rinunciano ad alimenti preziosi, come i pomodori, senza averne bisogno. Si sono arresi a un’industria circolare, che parte da una valanga di analisi inutili e arriva poi al carrello della spesa. Un americano su quattro acquista solo prodotti gluten free: tutti allergici?

BUSINESS INTOLLERANZE ALIMENTARI 

Esiste un’abbondante letteratura, non tutta rigorosamente scientifica, sulle intolleranze alimentari. Ovvero le reazioni dell’intestino ad alcuni cibi (per esempio quelli a base di lattosio) che possono portare ansia, stipsi, infezioni, cefalea, sonnolenza, e via con un elenco infinito di disturbi. Esiste però, e qui entriamo nell’universo dello spreco, una vera industria miliardaria, che ha trasformato la ricerca di intolleranze alimentari in una sorta di mania collettiva, un rito all’insegna del salutismo e della rincorsa al benessere completo e in perenne aggiornamento, laddove alcuni disturbi possono essere anche considerati semplicemente transitori. E questa industria poggia le sue radici sulla nostra compulsione agli acquisti nel settore della Salute (compresi i farmaci) che in questo caso si traduce in una vera valanga di test a raffica. Patch test, Rast test, Prick test, Breath test: ne cito alcuni, ma credetemi, potrei continuare molto a lungo.

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TEST INTOLLERANZE ALIMENTARI 

Questa bulimia di accertamenti, la stessa che inquina la nostra spesa sanitaria, pubblica e privata, quando si tratta di voci che vanno dalle analisi in laboratorio agli accertamenti, la stessa che ci porta a riempire gli armadietti di medicinali inutili, trova alimento, la parola è in sintonia con l’argomento, nel cerchio magico dei ciarlatani, che spesso grazie al web, a migliaia di siti e cose simili, ci inducono a sprecare soldi, tempo, salute e perfino quel benessere (in questo caso alimentare) che stiamo rincorrendo. Così, migliaia e migliaia di italiani si credono allergici, come ho letto in una bella inchiesta su Repubblica, e non lo sono. Rinunciano a prodotti di grande qualità e di grande efficacia per la salute, come i pomodori, senza che ciò sia necessario. Gettano nella spazzatura migliaia di euro per continui e inutili test. Cambiano il menù, modificano la spesa, con ulteriori costi, laddove tutto ciò non serve a un fico secco. Se non a ingrassare la pancia dei padroni di questo mercato e dei ciarlatani che ci girano attorno.

COSA SONO LE INTOLLERANZE ALIMENTARI 

Annotate questo dato davvero agghiacciante: un americano su quattro ha rinunciato agli alimenti normali (nel nostro caso diciamo: la dieta mediterranea, quanto di meglio possa esistere) e si riempie la pancia di prodotti gluten free. Anche quando non ne ha assolutamente bisogno. Uno spreco totale, a esclusivo vantaggio di un’industria, quella che rifornisce il mercato del gluten free, che solo negli Stati Uniti vale qualcosa come 12 miliardi di dollari di fatturato annuo. Con una crescita costante, a due cifre, nonostante i venti della Grande Crisi che ancora soffiano sui consumi.

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MODA INTOLLERANZE ALIMENTARI 

Premesso che gli americani, sono i maestri dello spreco, quando si tratta di shopping e di acquisti alimentari, e non a caso parliamo di un popolo di obesi, vi faccio la seguente domanda: in Italia vogliamo fare la stessa fine?

Guardandomi attorno, mi chiedo anche se ha un fondamento scientifico il dato che ogni tanto leggo su Internet, ovvero: il 10 per cento della popolazione, il 13 per cento dei bambini, presenta problemi di intolleranze alimentari. Ne ho parlato con qualche esperto che stimo e mi ha detto: sono numeri gonfiati, che non hanno alcun fondamento scientifico. Ma ammettiamo anche che fossero esatti, per evitare lo spreco a tutto tondo che vi ho descritto, e questo è scolpito nei fatti oltre che nelle statistiche, c’è un metodo molto semplice. Se avete dubbi, volete indagare, e in ogni caso dovete fare i conti con alcuni disturbi sulle cui cause non riuscite ad avere certezze, cercate innanzitutto di andare da un medico che sia competente e perbene. Ne esistono tantissimi, la maggioranza. E fate in modo che vi ascolti con attenzione, senza la neve in tasca per passare alla prossima visita come in una catena di montaggio, e vi faccia una diagnosi attendibile. Evitate il fai-da-te, evitate i ciarlatani, evitate l’indottrinamento dei dilettanti allo sbaraglio e delle loro corti dei miracoli. Ed evitate medici che rivolvono tutto mandandovi a fare test, analisi e accertamenti: sono semplicemente ignoranti e non in grado di fare appunto le diagnosi corrette. Avrete così evitato un gigantesco spreco e vi sarete concessi un regalo importante per la vostra salute e per i vostri piaceri della tavola.

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