Le prove per dimostrare che l’aumento del caffè è frutto della speculazione

Crisi climatica, dazi, inflazione, caro energie. Tutte scuse: i prezzi dell'espresso al bar come del caffè macinato per casa volano perché c'è chi ne approfitta

decaffeinato tossico scaled
Il caffè non fa altro che aumentare, ininterrottamente. Ogni scusa è buona per far lievitare la tazzina di espresso al bar (la media degli aumenti è superiore al 20 per cento, soltanto negli ultimi tre anni), e anche la miscela che compriamo al supermercato. E tra i motivi degli aumenti sbalorditivi, che poi contribuiscono al caro-spesa, non poteva non mancare la parolina magica: sostenibilità.
I prezzi del caffè, dicono i protagonisti della filiera, dai produttori ai distributori, aumentano continuamente per colpa della crisi climatica. In pratica: la scarsità di piogge in alcune zone dove si produce il caffè che poi arriva nei bar e ai supermercati, come per esempio  il Brasile e il Vietnam, ha ridotto la produzione, con effetti a catena sul prezzo, in base alla legge di mercato della domanda e dell’offerta.
Ma siamo sicuri che sia davvero così? E non piuttosto che, al netto della crisi climatica che non è un’invenzione di qualche ambientalista disturbato dall’eco-ansia, dietro l’aumento dei prezzi del caffè ci sia una bella filiera di speculatori, anche finanziari?
Le prove non mancano, e sono in tanti a denunciare lo spreco, a danno dei consumatori e talvolta anche delle aziende che poi trasformano la materia prima. Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illy Caffè, ha detto: <Il caffè è una commodities sulla quale la speculazione è altissima>. Punto.
E infatti, le condizioni climatiche che tanti danni avrebbero fatto ai produttori di caffè nei principali paesi che ne hanno in enormi quantità, quando si sono stabilizzate (fine delle piogge impreviste), non hanno portato a una parallela stablizizazione dei prezzi, o magari a una loro diminuzione. Anzi, si è continuato soltanto ad aumentare i listini.
Un’altra balla, che maschera la speculazione, ed è facile da smontare è quella dei dazi. E’ vero che i dazi possono incidere negativamente sui prezzi di qualsiasi prodotto, ma nel caso del caffè, il prezzo è schizzato ben prima delle minacce stop and go (vai e vieni) di nuovi balzelli da parte di Mr. Donald Trump. Forse nella filiera del caffè ci sono dei veggenti che sanno tutto su quello che accadrà nel mondo in materia di geopolitica? 
Un’altra giustificazione poco credibile è quella dell’inflazione. Da tempo ormai è sotto controllo, come dimostra anche la diminuzione dei tassi di interesse. Eppure la speculazione ha consentito facili arricchimenti lungo la filiera del caffè grazie a un aumento dei prezzi del tutto sganciato dal reale aumento del costo della vita.
lo stesso meccanismo speculativo, facile da smascherare, si verifica a valle della filiera, nei bar. Mediamente un espresso nel 2021 al bar costava circa 1 euro. Adesso, a distanza di pochi anni, siamo a 1,40: è giustificabile un aumento del 40 per cento? Inoltre il prezzo della tazzina è come una scommessa al gioco del lotto. Ci sono città dove l’espresso al bar ormai è arrivato a 1,50 euro; aeroporti e stazioni che stangano i viaggiatori facendo pagare l’espresso fino a 2 euro; e altri luoghi, e altre città, dove nonostante l’aumento della materia prima, la tazzina si paga ancora attorno a 1-1,20 euro.
I prezzi cambiano persino all’interno dello stesso quartiere. Nella zona residenziale di Roma, nel quartiere Parioli, a distanza di pochi metri ci sono bar che hanno da poco tempo aumentato la tazzina da 1 a 1,10-1,20 euro, e altri che hanno aggiornato i listini già da qualche anno, portando l’espresso sotto la cifra di 1,50. E non è certo una questione di qualità: la tazzina che si paga ancora poco più di 1 euro non ha nulla da invidiare a quella che vola attorno all soglia di 1,50 euro. Infine, tutti i bar, devono misurasi con il problema del caro bolletta energetica e con gli aumenti (speculativi e insostenibili) della materia prima.
Quindi, di cosa stiamo parlando se non di speculazione da parte di alcuni esercenti, non certo di tutti.
Un ultimo dettaglio che dovrebbe quadrare il cerchio e confermare in modo inequivocabile la speculazione alla base del boom del prezzo del caffè. La sua quotazione sui mercati globali è in dollari, e in un recente passato si è detto: il prezzo del caffè aumenta perché la moneta americana si è apprezzata. Già, ma non passati ormai diversi mesi da quando è iniziato il tracollo del dollaro? E allora perché il prezzo del caffè, nello stesso periodo, non ha fatto altro che aumentare? Le risposte, a questo punto, sono quasi ovvie.

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