In arrivo sistema hi-tech che rileva i contaminanti nel latte | Non Sprecare
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In arrivo sistema hi-tech che rileva i contaminanti nel latte

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In attesa di vedere in commercio il microchip da borsetta in grado di riconoscere gli alimenti contaminati in pochi secondi  – accogliamo con gioia un nuovo ritrovato della tecnologia che permetterà di monitorare la qualità del latte lungo tutto il suo percorso produttivo, rilevando così l’eventuale presenza di sostanze nocive e avvisando via wireless allevatori e produttori.

A realizzare il nuovo sistema è stato il dipartimento di sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con L’Istituto per lo Studio dei materiali nano strutturati del Cnr, su specifica richiesta degli allevatori.
«La tecnologia alla base dell’idea di impresa Milknet – spiega Chiara Frazzoli, ricercatrice dell’Iss – consiste nell’applicare in vari punti del processo produttivo biosonde nanometriche, in grado di rilevare con un approccio metabolomico l’esposizione a sostanze tossiche, alterazioni dello stato di salute o dell’alimentazione animale, e di avvisare via wireless allevatori e produttori».
Grazie a una speciale piattaforma tecnologica, il sistema è in grado di produrre in tempo reale un’impronta del latte lungo la filiera da cui si evincono svariati parametri chimici, fisici e biologici associati alla presenza di contaminanti, alla qualità degli ambienti, alla biodiversità e all’impianto di produzione.  Elemento aggiuntivo e non secondario, tale impronta può essere utilizzata in rete dagli operatori zootecnici, per condividere i dati e il riscontro di anomalie.
Con questo innovativo modello si incrementa e modernizza la capacità di controllo e di organizzazione del mercato del latte di allevamento – conclude la studiosa – si ottimizza l’uso delle risorse destinate ai controlli e si minimizzano le perdite dovute ad allarmi ed incidenti.

La tecnologia risulterebbe utilissima anche nei Paesi con condizioni di sviluppo più critiche: proprio per questo l’Iss ha intenzione di trasferire tale nuovo sistema di monitoraggio in Africa, grazie alle collaborazioni sviluppate dall’onlus Noodles in Camerun, Nigeria e Senegal.

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