Bonduelle: insalata in busta costosa per "sostenibilità"

Bonduelle è una storica azienda francese (le sue origini risalgono alla metà dell’Ottocento) specializzata nella produzione e distribuzione di verdure. I suoi dirigenti hanno capito bene che il mercato italiano è una gallina dalle uova d’oro se si riesce a raccontare la favola della sostenibilità. Al punto che Bonduelle Italia viene presentata dai francesi come il fiore all’occhiello del gruppo presente in oltre 100 nazioni in tutto il mondo, in quanto è la prima B Corp dell’azienda in Europa. Ovvero ha ottenuto una costosa e famosa certificazione in base alla quale si attesta che Bonduelle rispetta i più alti standard di sostenibilità ambientale e sociale, comprese “trasparenza e responsabilità”.

Che cosa ci sia di tutto ciò nell’insalata venduta in buste di plastica (ovviamente biodegradabile) in tantissimi supermercati italiani, è difficile da valutare e da comprendere. Serve molta fantasia per pensare che i consumatori, grazie alla etichetta appiccicata sulla busta con la dicitura “Agricoltura sostenibile”, facciano un buon affare, pagando una confezione di 100 grammi di insalatina circa 2 euro (1,99 euro per la precisione: anche questo trucco del centesimo in meno per catturare l’acquirente è una prova di “responsabilità e trasparenza”?).

Il confronto è facile. Basta andare da un fruttivendolo, che non sia una gioielleria Frutta & Verdura, ce ne sono diverse specie nelle città del Centro-Nord, e chiedere un cespo di insalata, che quasi sicuramente, essendo sciolta e non in buste di plastica, arriva da qualche agricoltore del territorio, e quindi è davvero a chilometro zero. Si paga da 0,70 a 1,20 euro, e si ricava più del triplo dell’insalata contenuta nella busta sostenibile di Bonduelle. E dunque, chi ha fatto l’affare e chi ha sprecato i suoi soldi?