Toilette a pagamento: la speculazione green nelle stazioni ferroviarie

A Verona con la scusa di rendere i servizi igienici sostenibili ed ecologici chiedono la tassa sulla pipì. E non è un caso isolato.

bagni pubblici a pagamento speculazione

Se avete la sventura di andare in bagno nella stazione di Verona Porta Nuova, preparatevi in tempo a incassare tre brutte sorprese. La prima: la pipì si paga, 1,20 euro, che poi diventano 1,50 visto che le macchinette all’ingresso delle toilets della stazione non danno neanche il resto. La seconda: questa autentica tassa è tutta dipinta di greenuna classica mini-speculazione con la parola magica Sostenibilità, ormai sempre più spesso fonte di sprechi e inganni. Terza sorpresa: l’accesso alle toilets, sempre con la scusa dei “servizi igienici e sostenibili”, avviene attraverso un sofisticato sistema di tornelli, con tante luci e lucette, senza l’ombra di una persona umana, un inserviente che possa magari essere d’aiuto per superare la barriera della moderna tecnologia. E gli anziani come fanno? I portatori di handicap devono chiamare il 112? La falsa Sostenibilità non guarda in faccia a nessuno, quando si tratta di inventare un modo per spillare soldi.

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Il Mito infranto copertina

La speculazione di Verona, simile a quella di altre stazioni come Milano, Firenze, Roma, Venezia (città dove spesso il servizio della pipì green a pagamento è dato in appalto a società private) ha un valore aggiunto, in termini di caso emblematico. Quasi un format che andrebbe studiato all’università per la sua furba e ingannevole applicazione. 

La mini-stangata, che a forza di clienti che hanno necessità di andare in bagno porta a incassi significativi (immaginate quante migliaia di persone passano per una stazione ogni giorno e devono andare alla toilette) è tutta ammantata di immaginifici buoni propositi ecologici. Si fa riferimento perfino a un progetto Toilets Green alla stazione di Verona Porta Nuova, per “migliorare l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale nelle infrastrutture ferroviarie”. Perbacco!

Poi ci sono i precetti, geniali nella loro banalità e inutilità, con i quali viene presentata la Toilette a pagamento: spegnere la luce quando non serve, usare l’acqua solo se è necessario, scegliere materiali attenti all’ambiente. E via con la sigla: “Verona Porta nuova, insieme per la Sostenibilità”.

Due parole truccate: Sostenibilità e insieme. Già, insieme: un concetto fondamentale per declinare la vera Sostenibilità. Peccato che con le toilette a pagamento avvenga il contrario: un’odiosa discriminazione a svantaggio delle persone più fragili, non necessariamente povere. Pagare 1,2-1,5 euro per fare pipì è il classico lusso (sì, avete capito bene: lusso) che per chi non naviga nell’oro può trasformarsi in un ennesimo cappio attorno al suo collo già strangolato dal bisogno e dalla necessità. Inoltre le stazioni sono per eccellenza luoghi comunitari, dove tutti passano, notte e giorno, e dove non si dovrebbe pagare neanche un centesimo per entrare in un “bagno pubblico verde”. A questo punto lo preferiamo di un qualsiasi altro colore, nero, rosso, giallo: ma purché non sia il luogo di un’ennesima speculazione che deturpa la parola Sostenibilità e la svuota completamente del suo reale significato. 

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