Ticket Sanità: i nostri sono i più pazzi del mondo

In Italia, purtroppo, non si riesce mai ad applicare una norma, e quindi una spesa, con equità, trasparenza ed efficienza. Il risultato è che abbiamo ticket ingiusti

Salgono le proteste contro i “superticket” sanitari e intanto ancora non è chiaro se si riuscirà a evitare un nuovo aumento della compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria già previsto per il prossimo mese di gennaio 2014. Il principio del ticket sanitario (applicato quasi ovunque nel mondo) è giusto, appartiene alla cultura di uno Stato sociale che protegge le fasce più deboli ma non concede regali, e quindi sprechi, a quelle più ricche. Ma in Italia, purtroppo, non si riesce mai ad applicare una norma, e quindi una spesa, con equità, trasparenza ed efficienza. Il risultato è che abbiamo i “ticket pazzi” e ingiusti.

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Innanzitutto ogni regione applica la sua “tassa sulla salute” e quelle che sono in dissesto, per la spesa sanitaria, quasi tutte concentrate al Sud dove la popolazione ha meno reddito disponibile, applicano i ticket sanitari più alti. Il Tribunale dei diritti del malato segnala ogni giorno questo tipo di squilibrio, ricordando come la stessa prestazione ha costi, per il cittadino, diversi da regione a regione. Fino al punto, sono storie reali, che un paziente denuncia come nella sua Asl per un ecocolordoppler ha pagato un ticket di quasi 50 euro e ha dovuto aspettare 11 mesi, mentre in intramoenia, cioè il regime privato degli ospedali, avrebbe pagato qualche euro in meno e non avrebbe atteso quasi un anno.

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Ancora: a Milano e Torino una visita cardiologica costa allo Stato 22,50 euro, mentre il cittadino paga quasi 25 euro di ticket. Perché? Una donna che deve fare una mammografia, essenziale per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori al seno, in alcune regioni arriva a spendere fino a 70-80 euro, in altre la metà. La risposta sui motivi dei ticket sanitari più pazzi del mondo è una sola: la spesa sanitaria italiana è ancora fuori controllo e si oscilla da un’idea demagogica del “tutto a tutti” a un micidiale aumento della tassazione. Basterebbe fare il contrario, e cioè esentare del tutto chi ne ha diritto, senza fare regali agli altri, e mettere ordine nelle disparità tra Asl e regioni, e si sprecherebbero meno soldi e migliorerebbe il servizio per tutti. Una cosa semplice, di banale buonsenso, che però in Italia diventa complicatissima. E alla fine sono i più deboli a pagare, magari rinunciando alla prevenzione per non fare i conti con i “ticket pazzi”.

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