Commissione d’inchiesta sulle banche, è nata già morta e affossata. E tanti saluti ai risparmiatori

Più di due anni per approvare la legge. Poi i litigi sui nomi e sul presidente: un altro modo per la melina. Intanto si va alle elezioni. Così non ci sarà il tempo di fare nulla, dopo avere sprecato anni, soldi, parole. E innanzitutto Giustizia.

commissione d'inchiesta sulle banche

COMMISSIONE D’INCHIESTA BANCHE

La storia della Commissione parlamentare d’inchiesta è a metà strada tra una farsa scarpettiana e una tesi di laurea sul potere delle banche in Italia e su come lo esercitano, mescolando una calcistica melina al più bieco lobbismo, nei confronti di un ceto politico di parlamentari mezze tacche e in ginocchio, quando si parla di “lor signori” del credito. Da qui un enorme spreco di tempo, di soldi (ovviamente pubblici), di fiducia in un sistema pure essenziale per tutti (cittadini, famiglie e imprese), di credibilità della politica. E innanzitutto di giustizia per migliaia e migliaia di risparmiatori che sono stati fregati a fronte di tanti, troppi “lor signori” bancari truccati da banchieri che, statene certi, la faranno franca.

Dunque, questa mitica Commissione di inchiesta era stata chiesta, diciamo pure urlata, da parlamentari di diversi partiti e schieramenti, e condivisa dal governo e dal suo capo (Matteo Renzi). Quando? Più di due anni fa, nell’anno di grazia 2015.

Poi in Parlamento, dove tutti hanno sempre tanto da lavorare (leggi: dichiarare, ovvero fare auto-marketing e marchette) la legge è stata approvata definitivamente soltanto nell’estate del 2017, quindi due anni dopo la farsesca rincorsa alla geniale idea. Due anni di parole in libertà, aria fritta. Nel luglio del 2017, dopo un voto alla Camera con 426 deputati favorevoli e nessuno contrario (già, nessuno, in modo palese oserebbe mettersi contro un’opinione pubblica giustamente imbufalita con le banche), arriva anche la firma finale del presidente Sergio Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta.

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COME FUNZIONA LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLE BANCHE

Allora, finalmente si parte, potreste pensare: errore. Si inizia. E si continua la melina, anche perché secondo la legge questa benedetta e finta Commissione avrebbe poteri pesanti, equivalenti a quelli dell’autorità giudiziaria. Meglio quindi non fare correre rischi a “lor signori” ed a chi, anche in Parlamento, li ha protetti per decenni.

Così, i nostri beniamini della politica azzerata nel ruolo e nella dignità, tanto per assecondare le lobby bancarie secondo le quali (cito dal Sole 24 Ore) «questa Commissione non s’ha da fare», ci vanno giù dritti con i litigi. Sui membri da designare (litigi dentro e tra i partiti ad personam dell’Italietta politica) nella Commissione, sul presidente da indicare (quando c’è una poltrona in Italia la rissa è garantita), sul calendario dei lavori (ossia dei non lavori).

COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLE BANCHE

Si arriva, sempre nel nulla di fatto e nel rumore assordante di parole e di proclami, alla fine dell’estate, al mese della vendemmia, settembre. E la Commissione è ancora tutta in alto mare. Che cosa significa? Semplice come 1 più 1 fa 2: tra una melina e l’altra, tra una spallata dei lobbisti e l’altra, questa Commissione, se tutto dovesse andare bene, inizierà a fare qualcosa quando intanto la legislatura sarà arrivata alla soglia della sua fine. Con le Camere sciolte e cittadini chiamati alle urne. Quindi non servirà a un ficco secco. E “lor signori” banchieri-bancari, un bel gruppetto di farabutti come abbiamo capito da tante indagini (alcune molto lente…) e da tanti libri, molto ben documentati, in qualche modo se la caveranno. Magari con la nota prescrizione che in Italia è fatta, interpretata e applicata con un solo obiettivo: non punire mai un responsabile. Ma semmai prendersela con qualche capro espiatorio.

QUANDO LE BANCHE DETTANO LEGGE:

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