Ristoranti e bar plastic free, a Roma più di cento. A Torino lanciata la movida plastic free

Consumiamo 35 kg di plastica a testa, e a volte non abbiamo scelta: siamo circondati da stoviglie, bicchieri, piatti e vaschette in plastica, soprattutto nella ristorazione. Ma i ristoranti senza plastica esistono, solo a Roma sono un centinaio, mentre a Torino e Milano la movida è plastic-free

ristoranti plastic-free

Parlando di inquinamento da plastica è impossibile non cedere all’allarmismo: immagini, notizie e dati che giungono ogni giorno sono più che preoccupanti. Assistiamo a intere isole sommerse di plastica, rocce coperte da pellicole che distruggono l’ecosistema, cetacei con lo stomaco pieno di bottiglie in PET, fiumi di imballaggi e sacchetti. Letteralmente.
D’altronde, ognuno di noi consuma circa 35 kg di plastica ogni anno, e di questi la maggior parte sono imballaggi e stoviglie in plastica. A nostra discolpa, dunque, e al di là, quindi, dei singoli comportamenti virtuosi, consumare plastica è spesso assolutamente inevitabile, basta osservare un qualsiasi scaffale di un supermercato a caso. E che dire, poi, delle vaschette per il cibo d’asporto, il cosiddetto delivery-food?
Per tacere delle ordinanze che vietano il consumo di bevande in vetro, favorendo così l’uso smodato di plastica monouso.

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RISTORANTI PLASTIC-FREE

E se nelle vicine Svizzera e Germania discutono da tempo della ristorazione senza-plastica, incentivando locali, ristoranti e bar all’utilizzo di stoviglie riciclabili, in Italia la rivoluzione plastic-free è stata silenziosa, frammentata e troppo spesso lasciata all’iniziativa dei singoli ristoratori o gerenti . E, soprattutto, quasi nessuno se ne accorge, poiché se ne parla ancora troppo poco.

Per fortuna, però, negli ultimi anni qualcosa si muove, e si sta invertendo la tendenza: a Milano la ristorazione senza plastica si è consorziata nell’iniziativa Milano Plastic Free, con l’ausilio di Legambiente, riunendo in una mappa più di cento attività che non usano stoviglie in materiali plastici. Seguite a ruota da Torino, dove i gestori di pub, locali e bar hanno ottenuto una vera e propria certificazione di “Plastic Free Movida”, che prevede la cauzione per i bicchieri riutilizzabili nel tentativo di limitare sprechi e rifiuti.

Roma, nonostante non abbia istituzionalizzato il non uso di materiale plastico nei locali di somministrazione, non è però da meno quanto alla sensibilità sul tema: sono più di 100 i ristoranti a puntare sul consumo sostenibile evitando le stoviglie in plastica, ripiegando su materiali compostabili, biodegradabili e con minore impatto ambientale. 

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RISTORAZIONE NO PLASTICA

La sfida, però, è quella di eliminare nella totalità il consumo di plastica: non solo bicchieri, cannucce o contenitori, ma anche abolire pellicola per alimenti e le vaschette per la conservazione del cibo nelle cucine. A

E che dire, poi, dei contenitori per il cibo da asporto e per il cosiddetto street-food? Spesso, infatti, la scelta per i ristoratori è ancora obbligata: la plastica, per tutta una serie di motivi legati alla praticità e all’economicità, è ancora il materiale più usato per contenere primi piatti, panini, cibo da mangiare passeggiando.

Per tacere delle cucine, il luogo, nascosto alla vista dei clienti, che è spesso il regno dell’uso, e dell’abuso, di materiali plastici: pellicola, vaschette, bicchieri, posate, confezioni varie, che vanificano lo sforzo di cercare di offrire al consumatore un’esperienza zero-plastica.

Per eliminare completamente la plastica dalla ristorazione si rende necessario un cambiamento non solo nei comportamenti individuali del singolo ristoratore, ma una vera e propria rivoluzione che parta dall’unire le esperienze no-plastica, come hanno fatto a Torino e Milano, rendendole ripetibili su scala nazionale e buone pratiche da replicare.

UN MONDO PLASTIC-FREE:

 

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