Non sprechiamo la plastica: lo scandalo e i casi virtuosi di riciclo da imitare

Ci sono fenomeni nel mondo dello spreco di cui sembra impossibile liberarsi, come quello della plastica: uno scempio da 120 miliardi di euro annui. Ma per fortuna ci sono casi virtuosi in cui il rifiuto diventa una risorsa.

PLASTICA BRUCIATA DANNI –

Ci sono fenomeni nel mondo dello spreco che tornano a galla ciclicamente, senza mai consentirci una risposta compiuta. Sono e restano misteri. Per esempio: perché continuiamo a bruciare la plastica che viene raccolta invece di riutilizzarla e recuperala? L’Europa, come al solito, scrive ambizioni direttive, annuncia progetti e programmi, convoca conferenze, ma poi i fatti smentiscono le aspettative. Secondo le direttive dell’Unione, infatti, la maggioranza della plastica raccolta attraverso il sistema della differenziata dovrebbe essere riciclata. Attraverso mille usi che sono possibili. E invece in Italia accade uno strano fenomeno: solo la metà di questo materiale viene riutilizzato.

I DANNI PROVOCATI DALLA PLASTICA BRUCIATA –

Il resto finisce negli inceneritori, specie attraverso l’attività dei soliti consorzi come il Corepla che intanto stanno facendo grandi affari, o in qualche termovalorizzatore all’estero. Nel primo caso non c’è scandalo, è un’attività economica come un’altra che si è messa in piedi in Italia, peccato però che di energia in questo momento ne abbiamo fin troppa, mentre il riciclo della plastica per scopi industriali ha enormi prospettive in termini di occupazione, lavoro, ricerca e tecnologia. Cioè crescita economica. Non per niente nel resto d’Europa, a differenza dell’Italia, si preferisce riciclare la plastica, quando è possibile, piuttosto che bruciarla. Nel secondo caso, il turismo dei rifiuti, invece siamo allo scandalo puro, alla follia e al doppio spreco (materia e soldi), in quanto vaschette, buste di plastica, tappi, contenitori, bottiglie, vengono cedute a paesi, come la Germania e l’Austria, che si fanno pagare per questo servizio. Secondo alcuni calcoli, sommando i costi della raccolta differenziata della plastica a quelli per esportarla, spendiamo ogni anno 120 milioni di euro. Soldi sprecati.

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CASI VIRTUOSI DI RICICLO –

Al contrario, ci sono casi virtuosi e molto interessanti di riciclo industriale e artigianale della plastica. In Toscana, per esempio, con la plastica riciclata si costruiscono pezzi della carrozzeria delle moto della Piaggio; in Lombardia e in Veneto diverse industrie del mobile, dell’arredo e del design, utilizzano la plastica riciclata per i loro nuovi prodotti, anche di fascia alta; in Emilia invece la plastica riciclata e riutilizzata ha uno sbocco privilegiato nel campo dei nuovi materiali per l’edilizia, anche grazie alla ricerca scientifica che ha fatto molti passi avanti in questo campo. Infine, sempre a proposito di plastica e di sprechi, è ancora l’Europa che ci fa sognare il cambiamento, ma tra mille resistenze e dubbi. L’ennesima direttiva sull’eliminazione delle buste di plastica ha varcato la soglia del Parlamento europeo, ma resta il fatto che appena due anni, e sono gli ultimi dati disponibili, le borse di plastica impiegate in Europa sono state pari a 250 per abitante per un totale di 100 miliardi di shopper. E di questi sacchetti ben 8 miliardi sono finiti nei fiumi, nei laghi, negli spazi verdi e nelle strade. Ecco, l’Europa dei burocratici e dell’impotenza politica scrive direttive, e noi continuiamo a soffocare nella plastica. Compresa quella che non sappiamo riciclare.

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