Il Senato alza i prezzi del menù, ma restano privilegi e sprechi

Andrea Morigi    www.libero-news.it Pasti più cari, ma pur sempre con lo sconto del 30%, per i senatori della Repubblica. L’ondata di indignazione anti-casta che si era scatenata a metà agosto, dopo la diffusione del menù a prezzo ridotto di Palazzo Madama, il collegio dei questori non chiede la rinuncia totale ai privilegi del laticlavio: per […]

Andrea Morigi    www.libero-news.it

Pasti più cari, ma pur sempre con lo sconto del 30%, per i senatori della Repubblica. L’ondata di indignazione anti-casta

che si era scatenata a metà agosto, dopo la diffusione del menù a prezzo ridotto di Palazzo Madama, il collegio dei questori non chiede la rinuncia totale ai privilegi del laticlavio: per ora si tratta solo di un piccolo sacrificio. Gli spaghetti al pomodoro costeranno 6 euro circa, chi li vuole conditi con l’astice spenderà 15/18 euro, per un primo si andrà dai 6 ai 24 euro, il secondo varierà dai 10 ai 24 euro, un antipasto dai 5 ai 15, un contorno sarà sui 5-6 euro. A seconda degli ingredienti e della qualità, ovviamente.

Rispetto alle cifre simboliche pagate finora, si triplica. Ma si tratta comunque di uno specchietto per le allodole perché resta comunque un trucco. È vero che sono stati riparametrati i prezzi «ai livelli di mercato, con incrementi in misura differenziata rispetto alla fascia di qualità dei piatti consumati, in tal senso in base a proiezioni effettuate, prendendo a riferimento i dati del trimestre maggio-luglio 2011», Eppure un contributo a carico dello Stato, cioè del contribuente, rimane. Si ammette infatti, nel comunicato ufficiale, che «la spesa complessiva a carico dell’Amministrazione sarà ridotta di circa il 70%». Vale a dire che quella percentuale residua, il 30%, peserà sul bilancio di Palazzo Madama. «Era una decisione dovuta, che abbiamo preso insieme e che sarà immediatamente operativa, a partire dalla prossima settimana con la ripresa dei lavori», spiega Angelo Maria Cicolani (Pdl), ma tra gli effetti collaterali «potrebbe esserci un calo di affluenza», anche se «in realtà anche nei giorni ordinari il numero di senatori, funzionari e giornalisti che frequentano il ristorante è abbastanza contenuto rispetto al totale».

Lo sforzo, insomma, c’è. Soprattutto in prospettiva. Per quanto riguarda il alcune, sono state predisposte alcune «linee guida per interventi volti ad attuare l’impegno prioritario assunto in sede di esame del bilancio interno, consistente in una rilevante riduzione delle spese del Senato nel triennio. A tale fine, tra l’altro, si è deciso di sottoporre alla valutazione del Consiglio di Presidenza un pacchetto di proposte rigorose in tema di servizi assicurativi per i senatori». Nessun risparmio, invece sui prezzi della mensa del personale, «in quanto tale argomento sarà più correttamente affrontato con i sindacati in una riunione della Rappresentanza del Consiglio di Presidenza per i problemi del personale, trattandosi di questione che riguarda appunto tutti coloro che lavorano in Senato, dai dipendenti dell’Amministrazione a quelli dei Gruppi, al personale a contratto e alle Forze di polizia».

 

 

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