La giustizia civile in Italia non esiste

Premessa: siamo uno dei popoli più litigiosi del mondo. Ogni anno, cinque italiani su 100 iniziano una causa, per un totale di 4.768 processi di primo grado ogni 100mila abitanti. Ma dietro questo livello folle di litigiosità (il doppio rispetto a quello di francesi e spagnoli) si nasconde il trucco: spesso arriviamo in tribunale perché, anche avendo […]

Premessa: siamo uno dei popoli più litigiosi del mondo. Ogni anno, cinque italiani su 100 iniziano una causa, per un totale di 4.768 processi di primo grado ogni 100mila abitanti. Ma dietro questo livello folle di litigiosità (il doppio rispetto a quello di francesi e spagnoli) si nasconde il trucco: spesso arriviamo in tribunale perché, anche avendo torto, grazie ai tempi biblici della giustizia italiana prendiamo tempo e magari non onoriamo i nostri impegni. Una costosissima e sprecona melina giudiziaria, per capirci. Un esempio? Per recuperare un credito commerciale in Italia servono qualcosa come quattro anni di tempo, mentre in Germania al massimo bastano 300 giorni: così nel Belpaese si preferisce la causa, con la speranza che poi quei soldi si possano risparmiare definitivamente. Magari solo per sfinimento della controparte.

Una ricerca sui sistemi giuridici di 100 paesi del mondo, condotta dalla World Justice Project (un’associazione nata per iniziativa degli avvocati americani) ha appena certificato che il sistema giudiziario civile italiano è uno dei meno efficaci e trasparenti del mondo occidentale. La durata media di una causa civile si aggira attorno ai 10 anni, al Sud ci sono 3,3 milioni di procedimenti in attesa di giudizio, e in un piccolo tribunale, come quello di Messina, ogni giudice deve smaltire un arretrato di 1.500 fascicoli. Nelle pieghe di una giustizia civile che di fatto non esiste, cresce la corruzione, i cui livelli, negli uffici giudiziari italiani, sono simili a quelli di paesi come l’Indonesia, l’Iran e la Jamaica. Ai tempi biblici, poi, bisogna aggiungere la complessità delle procedure che alimentano ritardi, sprechi e corruzione. Una procedura civile, soltanto nella fase del primo grado di giudizio, deve attraversare il tunnel di oltre 40 passaggi. E con questo tipo di percorso gli unici che riescono a guadagnare qualcosa sono gli avvocati e la burocrazia della giustizia che non c’è. Così il 30 per cento del valore di una controversia, prima ancora che ci sia un verdetto dei giudici, si perde nella liquidazione delle parcelle degli avvocati. Qualcuno dice: il sistema non funziona perché mancano le risorse. Non è vero. Per finanziare il sistema giudiziario in Europa si spendono 57,4 euro pro capite, in Italia si arriva a 73 euro e soltanto in Svizzera i costi sono più alti con la differenza che da quelle parti le cause vanno a sentenza e i cittadini si sentono tutelati. Infine, a proposito di sistema, con questi tempi la giustizia civile italiana brucia ogni anno 20 miliardi di pil. Un bella somma, in tempi in cui il fatturato dell’azienda Italia non cresce per effetto della recessione e della nostra scarsa produttività.

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