Il bluff dello sportello unico: esiste solo sulla carta. E le imprese pagano 6mila euro l’anno di burocrazia

Corruzione  e burocrazia. Sono queste le due principali cause che scoraggiano gli investimenti stranieri in Italia e rischiano di lacerare il nostro tessuto di piccole e medie aziende. Mentre la Corte dei Conti denuncia “una corruzione sistemica che mette a rischio l’economia”, dal versante della burocrazia appare un altro fantasma: il bluff dello sportello unico. […]

Corruzione  e burocrazia. Sono queste le due principali cause che scoraggiano gli investimenti stranieri in Italia e rischiano di lacerare il nostro tessuto di piccole e medie aziende. Mentre la Corte dei Conti denuncia “una corruzione sistemica che mette a rischio l’economia”, dal versante della burocrazia appare un altro fantasma: il bluff dello sportello unico. Diventato obbligatorio con una legge del 2010 ad oggi è utilizzato soltanto da 43 comuni su 100, e generalmente si tratta di piccoli centri.

Lo sportello unico doveva semplificare la burocrazia che taglia le gambe alle imprese con oltre 70 adempimenti formali e 19 uffici da contattare prima di poter creare una nuova azienda. E con costi enormi: circa 6mila euro anno per ciascuna piccola impresa, secondo i calcoli dell’Associazione artigianato e piccole imprese di Mestre.  Nella realtà, nonostante che se ne parli da una trentina di anni (la prima proposta legislativa riale al 1983) lo sportello unico è solo un fantasma, apparso e scomparso. E anche dove funziona sulla carta, come a Roma, bisogna fare almeno 25 chiamate prima di entrare in contatto con qualcuno che risponda alle domande dell’interlocutore. Lo sportello unico è l’esempio di quanto sia difficile in Italia sconfioggere la burocrazia, sostenere le imprese e le buone idee, modernizzare il sistema. Anche quando il cambiamento è a costo zero.

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