Giustizia: la lobby che non vuole tagliare gli sprechi nei tribunali

E’ un vero fuoco incrociato quello che si è scatenato, dentro e fuori il Parlamento, per bloccare la mini-riforma delle circoscrizioni giudiziarie, iniziata nel 2011 dal governo Berlusconi e poi portata in aula dal premier Mario Monti. Questa legge, ricordiamolo, taglia sprechi e libera risorse per la macchina giudiziaria sempre in panne, e interviene su […]

E’ un vero fuoco incrociato quello che si è scatenato, dentro e fuori il Parlamento, per bloccare la mini-riforma delle circoscrizioni giudiziarie, iniziata nel 2011 dal governo Berlusconi e poi portata in aula dal premier Mario Monti. Questa legge, ricordiamolo, taglia sprechi e libera risorse per la macchina giudiziaria sempre in panne, e interviene su un’organizzazione della Giustizia che risale al 1859 (!), l’anno della legge Rattazzi. Parliamo della soppressione di 220 sezioni distaccate, di 31 tribunalini e relative procure e di 660 uffici del giudice di pace. Nessuno perde il posto, ma semplicemente si evitano sprechi e si recuperano risorse (solo negli organici amministrativi bisogna coprire un buco di 9mila unità) e si risponde con scelte concrete all’ennesimo richiamo del Consiglio d’Europa che nei giorni scorsi ha chiesto all’Italia un piano d’azione per risolvere il problema dell’eccessiva durata dei processi. Già, un piano d’azione. Ciò che non vogliono, in fila indiana, avvocati, amministratori comunali, sindacati, dipendenti della Giustizia, magistrati: tutti scatenati contro la mini-riforma con le armi in pugno, tipiche della burocrazia italiana, dei ricorsi a pioggia. Al Tar, al Consiglio di Stato, ai tribunali, perfino alla Consulta. Ne sono stati presentati in tutta Italia, in un clima di vera guerriglia, nella speranza di riuscire così a bloccare la nuova mappa delle circoscrizioni giudiziarie. E la lobby trasversale non poteva non avere anche le sue sponde in Parlamento, dove sono stati presentati alcuni emendamenti bipartisan per rinviare al 2015 (dunque per non fare) il taglio degli sprechi. E’ chiaro che la lobby, dentro e fuori le aule parlamentari, conta molto sul clima politico incerto e sull’arrivo delle elezioni che spalancano le porte a qualsiasi richiesta clientelare. L’ultimo paradosso del fuoco incrociato è che, intanto, il Csm, l’organo di autogoverno dei magistrati, è già andato avanti con il suo lavoro, dando indicazioni sul territorio come se la mini-riforma fosse già approvata. Dice in un’intervista Michele Vietti, vicepresidente del Csm: “Rinviare la riforma delle circoscrizioni avrebbe conseguenze tragiche per la macchina della giustizia in Italia. La nostra geografia risale all’800, quando si andava a cavallo, e a fronte di tanti sprechi da eliminare, mancano uomini e mezzi per garantire la regolarità e tempi ragionevoli dei processi. Inoltre, dopo che abbiamo già avviato i cambiamenti, dire che abbiamo scherzato sarebbe una beffa non solo per il Csm, ma per la serietà e l’affidabilità del servizio giustizia nel nostro Paese”. Chissà perchè quando si arriva al dunque nei tagli agli sprechi nella pubblica amministrazione c’è sempre un punto nel quale qualcuno si alza e dice: Abbiamno scherzato. E nessuno lo ferma.

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