Tremonti: “Nella Costituzione ci vuole una norma blocca-debito”

L’obiettivo immediato è il pareggio di bilancio, il deficit zero. Poi tra quattro anni, nel 2015, partirà la lotta al «terzo debito pubblico del mondo», magari con l’aiuto stringente dell’inserimento nella Costituzione, come già fatto da altri partner europei, di una norma «blocca debito». E’ il programma-proposta enunciato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel corso […]

L’obiettivo immediato è il pareggio di bilancio, il deficit zero. Poi tra quattro anni, nel 2015, partirà la lotta al «terzo debito pubblico del mondo», magari con l’aiuto stringente dell’inserimento nella Costituzione, come già fatto da altri partner europei, di una norma «blocca debito». E’ il programma-proposta enunciato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel corso di un’audizione alla commissione Bilancio della Camera. Il ministro, oltre a rivendicare il ruolo avuto dall’Italia durante il dibattito europeo soprattutto nella nuova considerazione dei debiti pubblici (non solo i numeri ma il contesto in cui questi debiti si collocano, quindi non solo i debiti pubblici ma anche la finanza privata), ha spiegato che «va fatta una regola costituzionale nuova e questo allo scopo di inserire nella Costituzione le nuove regole di bilancio stabilite in Europa, poiché «non basta rivedere l’articolo 81 (quello che impone la copertura finanziaria delle leggi di spesa, ndr) o interpretarlo in modo più rigoroso».

«DOBBIAMO CRESCERE DI PIU’» – Parlando del’impegno italiano a Bruxelles, Tremonti davanti ai deputati ha rispolverato uno dei suoi cavalli di battaglia. In particolare, nel fondo «salva-Stati» – dice «c’è dentro l’idea degli Eurobond. Ci potranno essere fattori di contrasto. Ma la dimensione degli eurobond è politica, non finanziaria. Non servono a fare più debito ma a garantire un futuro» all’Europa. Per quanto riguarda il percorso italiano «dobbiamo andare al pareggio, poi dal 2015 iniziare il processo di riduzione del debito». «Abbiamo cercato di definire, non come interesse nazionale ma come posizione razionale la questione del debito. – ha spiegato – Prima era preso in considerazione solo il debito pubblico. Le cause della crisi non sono radicate sui debiti pubblici ma nella finanza privata. Su questo c’è stata un’enorme disattenzione sugli aggregati della finanza privata. Non vuol dire che i debiti pubblici siano poco rilevanti. Ma non puoi considerare solo questi. Nel nuovo trattato si considerano parimenti debiti pubblici e finanza privata. E questo è stato portato avanti dal nostro Paese. Sappiamo che abbiamo un grande debito pubblico: ma la crisi non arriva dai debiti pubblici. Dove c’è la crisi più drammatica i debiti pubblici sono più bassi». E la crescita? «Dobbiamo crescere molto di più – dice pur rivendicando che la nostra crescita non è così bassa – ma se vogliamo farlo dobbiamo crescere al Sud». E in questo c’entra chiaramente il nucleare sul quale però – ammonisce Tremonti – bisogna «riflettere». Inoltre una battuta sul federalismo che «avrà la forza tranquilla di un diesel». Infine una «stoccata» ai «rigoristi» europei e in particolare alla Germania: «il rigore lo vogliono tutti nella logica della disciplina di bilancio».

 

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