Sprechi, cura dimagrante per i corsi di laurea

Alla Federico II di Napoli il manuale dello studente elenchera’ 15 corsi in meno, a Firenze scompariranno 13 titoli e a Udine 11. La nave universitaria ha cominciato a fare macchina indietro, dopo gli anni della corsa e poi del consolidamento che avevano fatto esplodere l’offerta formativa. Sociologia, lingue e veterinaria sono le aree in […]

Alla Federico II di Napoli il manuale dello studente elenchera’ 15 corsi in meno, a Firenze scompariranno 13 titoli e a Udine 11. La nave universitaria ha cominciato a fare macchina indietro, dopo gli anni della corsa e poi del consolidamento che avevano fatto esplodere l’offerta formativa. Sociologia, lingue e veterinaria sono le aree in cui i tagli sono maggiori, mentre tra le facolta’ piu’ grandi sono ingegneria e lettere a uscire piu’ alleggerite dalla cura. In vista c’e’ il 2010/2011, quando negli atenei statali (gli altri hanno piu’ tempo) diventera’ indispensabile poter contare su almeno 4 docenti di ruolo per ogni anno di corso e bisognera’ offrire agli studenti informazioni complete sugli sbocchi occupazionali, il gradimento di chi ha gia’ seguito il corso e i curricula dei docenti. I corsi senza questi requisiti necessari non potranno piu’ essere attivati.

I movimenti della nave, pero’, non sono certo repentini, e anche la prima fotografia completa dei corsi di laurea 2009/2010, che Il Sole 24 Ore ha chiesto a tutti i poli italiani, mostra ancora numeri da capogiro: i titoli tornano sotto quota 5mila (l’offerta complessiva e’ di 4.809), con una riduzione del 6,2% (6,4% se non si considerano le universita’ telematiche). Dietro a questa facciata, poi, si insinua il sospetto di qualche (o di tante) cancellazioni fittizie, con i corsi di laurea che spariscono e subito dopo tornano sotto forma di curricula separati all’interno di un altro titolo.

A spingere i motori all’indietro, comunque, ci sono due esigenze. Quella (nobile) di fare un po’ di chiarezza agli occhi degli studenti, spesso costretti a scegliere fra dedali di titoli indistinguibili o troppo specialistici, e per questo tranquillamente ignorati dal mercato del lavoro. E quella (pratica) di tagliare i costi del personale, alimentati da incrementi d’organico a cui la creazione di nuovi corsi offriva ottime “giustificazioni”. Nel nuovo quadro di regole per attivare un corso servono 4 docenti di ruolo all’anno, e con le assunzioni bloccate non c’e’ alternativa al taglio dei titoli.

Ogni ateneo fa storia a se’. L’Orientale di Napoli, per esempio, guida la classifica del peso del personale sui conti, e per il prossimo anno mette in campo il 22% di corsi in meno rispetto al 2008/2009. Abbiamo accorpato corsi simili ? spiega il rettore, Lida Viganoni ? cercando di superare i confini di facolta’, ma abbiamo mantenuto la completezza dell’offerta con i curricula. Per esempio Lingue e culture dell’Africa e dell’Asia e’ confluito con Lingua, storia e cultura dei paesi islamici, mantenendo la distinzione di curricula. In qualche caso ? riconosce ? la razionalizzazione ci ha permesso di rendere piu’ solida l’offerta.

Il problema dei costi si fa sentire anche a Siena (-15,2% di corsi), una delle universita’ con i conti piu’ traballanti, mentre a Catania (-14,8%) l’arretramento e’ territoriale, come chiarisce il delegato alla didattica Giuseppe Cozzo: Abbiamo accorpato corsi che tornavano in piu’ sedi, chiudendo anche alcune convenzioni sul decentramento. A Viterbo (-26,8%) la frenata vuole riportare l’offerta in un rapporto sostenibile con il numero di docenti. Abbiamo sacrificato lauree che hanno attratto meno studenti ? spiega Leonardo Rapone, delegato del rettore per la didattica ?, soprattutto nei corsi magistrali, nati anche per una sovrastima sul numero di studenti che avrebbe proseguito dopo il triennio.

Strategia simile a Pisa (-15%) e a Parma (-14,2%), dove gli accorpamenti hanno trasformato in “indirizzi” i vecchi corsi. A Economia ? spiega per esempio Paolo Andrei, prorettore alla didattica ? avevamo 5 lauree, che si sono ridotte a uno: sopravvivono i 5 curricula, ma la scelta avviene alla fine del secondo anno. Ma non tutti i curricula sono reali come quelli emiliani, che intervengono dopo un tratto di strada comune offrendo un indirizzo specifico dopo la formazione di base.

In altri casi la scelta fra i curricula e’ all’inizio del corso, e rischia cosi’ di nascondere due lauree di fatto separate come prima dell’accorpamento. Anche per questo il ministero sta studiando come affinare i requisiti necessari, per misurare la presenza di docenti di ruolo a livello di curriculum e non solo di corso.

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