L’architettura del riuso diventa arte

Non partono da un disegno, amano l’improvvisazione e si definiscono garbage architect (architetti dell’immondizia). Sono Denis Oudendijk e Jan Körbes, due olandesi quarantenni. Hanno cominciato a lavorare in studi diversi, ma si sono presto stancati di vedere l’architettura come un balletto prevedibile in cui dover bilanciare la creatività con i regolamenti e gli interessi economici. […]

Non partono da un disegno, amano l’improvvisazione e si definiscono garbage architect (architetti dell’immondizia). Sono Denis Oudendijk e Jan Körbes, due olandesi quarantenni. Hanno cominciato a lavorare in studi diversi, ma si sono presto stancati di vedere l’architettura come un balletto prevedibile in cui dover bilanciare la creatività con i regolamenti e gli interessi economici. Così, l’inizio del lavoro insieme e la fondazione di Refunc: un laboratorio in cui creare strutture sperimentali e microarchitetture mobili basate su materiali di scarto.

ANTICONSUMISMO – Per Denis e Jan, «l’architettura dell’immondizia assume un significato profondo in un mondo in cui le materie prime stanno diventando sempre più esigue. Ci consideriamo più logici che ecologici. È semplicemente razionale ridare una funzione ai materiali di scarto perché le loro qualità e il loro specifico valore non vadano perduti in processi di riciclaggio non sempre intelligenti». Durante i loro viaggi, soprattutto nell’ex blocco orientale dell’Europa, hanno trovato che «l’architettura senza architetti e derivata dalla necessità dà più ispirazione rispetto ai progetti rigidamente pianificati». La scelta dell’architettura del riuso è anticonsumistica, perché si oppone al culto ossessivo del nuovo a tutti i costi. Inoltre, consente di sfruttare l’energia grigia dei prodotti. Si tratta del dispendio energetico impiegato per la produzione che, in caso di smaltimento, viene buttato in discarica.

PROGETTI – In base a questa filosofia, la creazione di un grande laboratorio in cui nulla è ciò che sembra: l’estintore è un porta piante, i sedili di un’automobile sono un divano e i coperchi di bidoni d’immondizia appesi al muro, nascondono alla vista gli archivi incassati. Progetti dall’effetto straniante, guardandoli si riconsidera la funzione di oggetti quotidiani. I vecchi pneumatici diventano il rivestimento della maison gomme, una casa da giardino attraversata da lunghe finestre verticali per consentire di sfruttare a pieno l’illuminazione naturale. La struttura è stata realizzata con legno di scarto, vetro isolante, travi in acciaio riutilizzate.

SUGGERIMENTI – I due architetti si sono avvalsi della collaborazione dei clienti sia per suggerimenti che per la realizzazione. Le scialuppe di salvataggio, utilizzate trent’anni fa in caso di evacuazione da piattaforme petrolifere, sono diventate le stanze galleggianti del capsule hotel. Ormeggiate in un canale dell’Aja, si spostano lungo i canali olandesi. Tre container navali e i resti di una pala eolica in disuso sono bastati per la costruzione di containosaurus. Si tratta di una struttura di forma e dimensione simile a un dinosauro. Realizzata per un festival musicale olandese, dà un tocco industriale agli eventi all’aperto. Road air è una casa mobile in cui oblò di aerei e cassette per il pesce creano pareti dall’effetto mosaico. Per rivestire il pavimento, un vecchio tappeto. Microfarm è una minifattoria autosufficiente realizzata per la Fondazione Groenlicht (Luce verde). Sono stati riusati i serbatoi utilizzati per contenere l’acqua nelle imbarcazioni e altri rifiuti di varia provenienza.

COLLABORAZIONI ITALIANE – La microfarm è stata realizzata con il supporto dell’italiano Giorgio Ceste, un venticinquenne che ha svolto uno stage in Refunc grazie alla mediazione del Politecnico di Torino. Per Giorgio Ceste, la possibilità per un architetto italiano di lavorare con i rifiuti è limitata da normative rigide che bloccano l’iniziativa creativa. Aveva pensato ai lacci della burocrazia italiana Davide Manzoni, quando, una quindicina d’anni fa, è andato a lavorare in Olanda. Anche lui ha cooperato con Refunc per diversi progetti. La prima volta a Roma, per Kinetik-life, un progetto di integrazione sociale per bambini residenti in campi rom: sono stati organizzati laboratori didattici per creare giochi e giocattoli con materiale di scarto. Davide Manzoni, però, dopo l’esilio volontario nei Paesi Bassi, ha deciso di tornare in Italia «perché la crisi ha ridotto drasticamente fondi e libertà sociali che mi avevano affascinato quindici anni fa». Così, la futura sede di Redeemade, l’azienda da lui fondata, sarà un laboratorio-vetrina a Bussana Vecchia, villaggio di artisti vicino a Sanremo.

ARCHITETTI DEL RIUSO MADE IN ITALY – Anche se l’architettura del riuso è poco diffusa in Italia, ci sono esperimenti interessanti nell’arredo urbano e nell’arredamento d’interni. Come le panchine tirate su con legno di recupero da Manolo Benvenuti, coadiuvato dagli studenti dello Ied di Firenze, poi utilizzate durante un evento musicale. Sempre di Benvenuti, i divanetti in Pet, realizzati con sessanta bottiglie trasparenti avvolte dalla rete di plastica che viene usata come recinzione nei cantieri. Cosa fare, invece, della lavatrice ormai non funzionante? Una sedia, secondo il designer industriale Angelo Ricchiuti.

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