Famiglia austriaca, tre anni senza usare plastica

"Non si cancella del tutto, ma le alternative ci sono". Dopo tre anni senza usare plastica ecco cosa dicono i componenti di una famiglia austriaca divenuta famosa per la radicale scelta a favore dell’ambiente. Lo riferisce, su La Stampa, Alessandro Alviani. A Eisbach, una paesino di tremila anime vicino Graz, in Austria, la famiglia Krautwaschl-Rabensteiner […]

"Non si cancella del tutto, ma le alternative ci sono". Dopo tre anni senza usare plastica ecco cosa dicono i componenti di una famiglia austriaca divenuta famosa per la radicale scelta a favore dell’ambiente. Lo riferisce, su La Stampa, Alessandro Alviani. A Eisbach, una paesino di tremila anime vicino Graz, in Austria, la famiglia Krautwaschl-Rabensteiner ha deciso di vivere senza la plastica. «Niente contenitori tupperware e pellicole trasparenti in cucina, niente alimenti sotto vuoto nel frigo, niente bottiglie in Pet e box di plastica per la pausa merenda a scuola, in bagno niente creme o lozioni per il corpo in confezioni o tubetti di plastica, niente detersivi nella bottiglia di plastica, nella stanza dei bambini niente bambole, né mattoncini Lego», sintetizza Sandra Krautwaschl nell’introduzione del libro «Plastikfreie Zone» (Zona senza plastica) appena uscito in Germania, che descrive nel dettaglio come l’idea che Frau Krautwaschl ebbe una sera di settembre del 2009 si sia trasformata in realtà.

Quella sera la Krautwaschl, che ha 40 anni e lavora come psicoterapeuta, vide al cinema «Plastic Planet», un documentario che denuncia la diffusione sempre più massiccia della plastica e mette in guardia dai conseguenti rischi per la salute e l’ambiente. Basta, pensò. Tornò a casa e con il marito e ai tre figli, che oggi hanno 7, 10 e 13 anni, decise di trasformare per 30 giorni il rustico di campagna in cui vivono in una sorta di «no-plastic-area». «Io non parlo di “rinuncia”, visto che non mi manca niente, bensì di “rifiuto”: non la vivo come una limitazione della mia vita, bensì come un arricchimento», dice Frau Krautwaschl dall’altra parte della cornetta. E qui la prima sorpresa: tra le mani ha un telefono nero vecchio di dieci anni fatto di… plastica.

«Nella nostra società una rinuncia totale è impensabile, oggi siamo completamente circondati dalla plastica; si tratta semmai di ridurre in modo sensato il suo uso e di non comprare nuovi prodotti in plastica», ci spiega. In fondo per alcuni prodotti non esistono sostituti, come per le medicine. E non solo. I Krautwaschl-Rabensteiner non sono integralisti anti-plastica, né dei «Plastik-Taliban», come li ha apostrofati un lettore sul blog che accompagna l’esperimento. La lavastoviglie, ad esempio, l’hanno lasciata al suo posto. Il resto, invece, è cambiato: sdraio da giardino, contenitori e giocattoli in plastica hanno fatto la gioia di parenti o amici, oppure sono stati rinchiusi nella stalla accanto al rustico.

Dopo un mese e mezzo di ricerche i KrautwaschlRabensteiner sono riusciti a trovare alternative di cui ignoravano l’esistenza, come gli spazzolini con il manico in legno, oppure hanno rispolverato vecchi rimedi, come l’acido citrico in polvere per pulire il water. L’auto la condividono oggi con un’altra famiglia. Quando va al supermercato, Sandra Krautwaschl si porta dietro un barattolo in acciaio inossidabile e prega la commessa di mettere lì dentro il formaggio, invece di avvolgerlo nella pellicola di plastica; quando compra la carne dal macellaio, esce di casa con una pentola che usa come maxi-contenitore; quando ha finito il dentifricio, va in farmacia con un barattolo di vetro e se lo fa riempire con lo xilitolo in polvere; quando ha bisogno di frutta e verdura, va al mercato con un paio di sacchetti di stoffa invece di acquistare i pacchi surgelati. Risultato: i Krautwaschl-Rabensteiner hanno di fatto azzerato i loro rifiuti di plastica, hanno cambiato i loro consumi e sprecano meno.

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