Australia, stop alle modelle size zero

Tolleranza zero in Australia alle modelle size zero e alle riviste che ne alterano le foto. In base al nuovo codice della moda che il governo ha presentato per tentare di arginare il preoccupante fenomeno dell’anoressia e dei disturbi alimentari, d’ora in avanti le riviste potrebbero vedersi costrette a rinunciare all’odiosa consuetudine di taroccare le […]

Tolleranza zero in Australia alle modelle size zero e alle riviste che ne alterano le foto. In base al nuovo codice della moda che il governo ha presentato per tentare di arginare il preoccupante fenomeno dell’anoressia e dei disturbi alimentari, d’ora in avanti le riviste potrebbero vedersi costrette a rinunciare all’odiosa consuetudine di taroccare le immagini dei corpi femminili – piallando girovita, eliminando lentiggini o allungando gambe gia’ chilometriche – per evitare di dover riportare una dicitura sulle foto modificate che indichi l’intervento digitale eseguito. In cambio, chi si comportera’ bene ricevera’ una sorta di “attestato di buona condotta”, sotto forma di un segno distintivo simile al cuoricino rosso della Heart Foundation, da piazzare sulle immagini nature. In questo modo, si evitera’ il ripetersi dell’increscioso incidente digitale dell’anno scorso, quando il girovita della modella Filippa Hamilton nella campagna di Ralph Lauren per un negozio di Tokio venne talmente ristretto da farlo risultare alla fine piu’ piccolo della stessa testa della ragazza. Grazie al web, il cartellone pubblicitario fece subito il giro del mondo e la casa americana fu costretta alle scuse immediate per quella foto tanto inquietante, spiegando che si era trattato di un deplorevole errore e che l’immagine era completamente in contraddizione con gli standard della cada di moda.

VOLONTARIO – Stando al nuovo regolamento australiano, la cui applicazione risulta essere pero’ volontaria, gli stilisti e le agenzie pubblicitarie, come pure le riviste, dovranno anche astenersi dall’usare le cosiddette size zero (ragazze magrissime e senza forme femminili), come pure gli uomini eccessivamente muscolosi, per i loro servizi fotografici per evitare di dare un’immagine distorta della realta’ al pubblico giovanile, che si identifica in queste icone della moda, cercando di imitarne non solo il look ma anche l’aspetto esteriore. Si tratta indubbiamente di piccoli passi in avanti – ha spiegato al Daily Telegraph Kate Ellis, ministro australiano per le problematiche giovanili – che, pero’, spero possano aiutare a capire quanto poco glamour siano le donne cosi’ sottili, che non danno certo un’immagine di piena salute. E se molte riviste femminili si sono gia’ schierate a favore del nuovo codice di comportamento, mentre il ministro Ellis sarebbe gia’ in trattative con parecchie agenzie fotografiche per avere anche il loro appoggio, il mondo della moda aussie non sembra particolarmente ricettivo sull’argomento. Noi abbiamo bisogno delle modelle magre – ha spiegato la stilista neozelandese Denise L’Estrage Corbet – perche’ sappiamo che su di loro i nostri vestiti stanno meglio. Com’e’ possibile stabilire un limite in base al quale oltre a una certa altezza o al di sotto di un certo peso si e’ considerati troppo magri? Come si puo’ fare una cosa del genere se la ragazza in questione e’ cosi’ per costituzione?.

I PRECEDENTI – Nel 2006 la Spagna fu la prima a bandire dalla settimana della moda di Madrid le modelle con un indice di massa corporea (calcolato dividendo il peso per il quadrato dell’altezza) inferiore a 18, limite che, stando alle indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanita’, indicherebbe una persona in forte sottopeso. Nell’agosto dell’anno scorso la liberaldemocratica inglese Jo Swinson aveva chiesto di vietare in Inghilterra la pratica dello foto ritoccate per le riviste destinate alle under 16, mentre un mese piu’ tardi era stata la parlamentare francese Valerie Boyer a proporre l’introduzione obbligata di una dicitura (traducibile con “fotografia ritoccata al fine di modificare l’apparenza fisica della persona”) a indicare le foto che erano state alterate digitalmente

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