Un’altra grande dimensione su cui si misura la sostenibilità di un’azienda
è quella sociale. Che in primo luogo riguarda i collaboratori, considerati
dalla maggior parte delle aziende il primo stakeholder (davanti
ad azionisti, clienti, fornitori, comunità di riferimento, P.a.) a cui rivolgere attenzione.
Con politiche e iniziative che possono riguardare ad esempio la salute
e sicurezza sul luogo di lavoro (secondo l’indagine dell’Economist, salute e sicurezza, dopo
l’efficienza energetica, sono il principale obiettivo di sostenibilità fissato dai manager), la
conciliazione tra esigenze lavorative e impegni familiari, oppure programmi di formazione
per la crescita professionale continua e l’occupabilità. E che mirano non solo ad elevare il
grado di benessere, e quindi la produttività, di chi già è collaboratore, ma anche ad attirare
nuovi talenti, che sempre più spesso scelgono per chi lavorare in base a fattori non solamente
legati alla retribuzione.
Particolarmente innovativo in quest’ambito, in Italia, è l’accordo in vigore in Luxottica, firmato
da tutte le maggiori sigle sindacali (è stato premiato ai Goodwin Awards 2010, istituiti dall’Università
di Siena per le imprese che promuovono il benessere sociale): prevede un modello di
welfare aziendale rivolto a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie dei dipendenti con incentivi
basati su benefici non monetari, quali ad esempio accordi con catene di distribuzione
per l’acquisto di beni di prima necessità, convenzioni con centri di medicina, assistenza sociale
per familiari anziani bisognosi di assistenza o portatori di handicap, interventi per l’istruzione
scolastica e l’orientamento professionale. Sul versante della conciliazione famiglia-lavoro, è
stato riconosciuto come miglior iniziativa di conciliazione alla seconda edizione del Premio Famiglia
Lavoro il programma People Caring di Telecom Italia: prevede l’asilo nido aziendale e l’assistenza alla famiglia, oltre a soluzioni di flessibilità lavorativa e servizi di time saving.