Una cattiva gestione lascia la pineta a secco

Entro il 2040 il divario tra domanda e disponibilità di risorse idriche a livello globale aumenterà in modo preoccupante: per questo motivo è necessario attuare delle strategie volte a combinare efficacemente domanda e offerta, gestendo in maniera sostenibile ciò che ormai viene comunemente definito “oro blu”. Proprio in quest’ottica la Commissione europea ha annunciato l’avvio di […]

Entro il 2040 il divario tra domanda e disponibilità di risorse idriche a livello globale aumenterà in modo preoccupante: per questo motivo è necessario attuare delle strategie volte a combinare efficacemente domanda e offerta, gestendo in maniera sostenibile ciò che ormai viene comunemente definito “oro blu”.

Proprio in quest’ottica la Commissione europea ha annunciato l’avvio di un programma sulla tutela delle acque per il 2012, con una serie di provvedimenti pervolti a garantire non solo la quantità, ma anche la buona qualità delle acque per tutti gli usi legittimi nell’Unione.
 
L’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), nel redigere l’annuale relazione sullo stato dell’ambiente, ha infatti portato all’attenzione comunitaria una grossa problematica: le infrastrutture idriche in Europa sono sempre più vulnerabili, vetuste, danneggiate da scavi o soggette a scarsa manutenzione o sovraccarico e soggette a una dissipazione della risorsa. “Sfide idriche per un mondo che cambia”, documento della Commissione europea al vaglio dell’Europarlamento, potrebbe contribuire al coordinamento della ricerca in questo settore: una seria programmazione degli interventi ridurrebbe sicuramente la frammentazione delle politiche di ciascuno stato membro, in modo da definire negli anni a venire un’agenda strategica in comune, identificando una volta per tutte priorità e obiettivi a medio e lungo termine nel campo delle acque dolci.
 
Se dunque a livello europeo le condizioni dell’oro blu sembrano andare verso un lento miglioramento, lo stesso non può essere detto se ci si sposta più a sud: nei paesi africani le risorse idriche sono sempre più minacciate da mala gestione e cambiamenti climatici. Alain Vidal, direttore del CPWF, Challenge Program on Water and Food, è recentemente intervenuto a tal proposito: «i cambiamenti climatici introducono un nuovo elemento di incertezza esattamente quando i governi e i donatori stanno cominciando ad avere un dibattito aperto sulla condivisione delle risorse idriche e a considerare investimenti a lungo termine per aumentare la produzione di cibo».
 
Uno studio condotto nell’ambito del programma CPWF ha da poco lanciato un allarme ben preciso: l’oro blu andrà sempre più scarseggiando e peggiorando di qualità; urge una gestione strategica dell’acqua piovana ai fini delle colture e dell’allevamento, ad esempio cominciando a costruire piccoli serbatoi per catturare acqua da impiegare nei periodi di aridità. Le maggiori criticità, sempre secondo lo studio, si evidenziano lungo il bacino del Limpopo, che ospita 14 milioni di persone e si divide fra Botswana, Sud Africa, Mozambico e Zimbabwe, e il bacino della parte alta del Nilo, che interessa Egitto ed Etiopia: il rialzo delle temperature e il declino delle piogge nei prossimi decenni potrebbero avere un impatto importante su un ambiente già alle prese con un calo della produzione di cibo e crescita della povertà.
 
La speranza è che, oltre all’Europa, anche la comunità globale capisca l’urgenza di programmare una gestione sostenibile di questa risorsa naturale imprescindibile  all’esistenza dell’uomo sul pianeta Terra.
 
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