Ue: Petrolio? Stop alle trivellazioni nei nostri mari

Bruxelles. Sospendere la costruzione di nuovi impianti petroliferi offshore in Europa fino a quando non saranno state completamente chiarite le cause del disastro della Deepwater Horizon e non si sara’ definito un nuovo sistema di sicurezza contro gli incidenti. Lo chiedera’ la prossima settimana la Commissione europea agli Stati membri, in una comunicazione sul tema […]

Bruxelles. Sospendere la costruzione di nuovi impianti petroliferi offshore in Europa fino a quando non saranno state completamente chiarite le cause del disastro della Deepwater Horizon e non si sara’ definito un nuovo sistema di sicurezza contro gli incidenti. Lo chiedera’ la prossima settimana la Commissione europea agli Stati membri, in una comunicazione sul tema della sicurezza delle trivellazioni petrolifere in alto mare.
La proposta e’ stata definita dal commissario all’Energia Gunter Oettinger, in un denso documento di quattordici pagine del quale il Riformista e’ in possesso. Il concetto di base per garantire la sicurezza di questi impianti e’ che l’industria ne e’ la prima responsabile e deve garantire, provando di avere i mezzi finanziari adeguati, di aver adottato le massime misure di protezione possibili. Accanto a questo, e perche’ il sistema possa funzionare, spiega il commissario, e’ necessario che la legislazione europea sia uniforme, e non frastagliata come e’ oggi.
Attualmente nelle acque europee del mar Mediterraneo, che essendo un bacino sostanzialmente chiuso e relativamente piccolo crea molte preoccupazioni, sono in funzione oltre 100 impianti offshore, e altri sono in corso di progettazione attorno a Malta e Cipro. Nell’Atlantico del Nord-est ce ne sono oltre mille. Le trivellazioni di petrolio e gas in zone “facili” oramai sono un ricordo del passato, afferma la Commissione, e sempre piu’ si lavora in condizioni estreme, in luoghi difficili, con rischi che aumentano, e, se pure non possono essere totalmente eliminati, la massima protezione per i cittadini e per l’ambiente deve essere garantita. La Commissione ammette che attualmente la legislazione comunitaria non copre molti aspetti rilevanti, mentre quelle degli Stati sono spesso molto diverse, anche dal punto di vista degli strumenti legislativi e tecnici per garantire la sicurezza.
La proposta e’ di mettersi al lavoro da subito, e la Commissione promette gia’ per il 2010 la presentazione di uno studio sulla attuale capacita’ di risposta ai disastri e definisce la strada da seguire: modificare le procedure di autorizzazione, aumentare i controlli delle pubbliche autorita’, eliminare le differenze nelle legislazioni vigenti, rafforzare la capacita’ comunitaria di rispondere a disastri (potenziando la Protezione civile europea) e promuovere la cooperazione internazionale.
Secondo Oettinger la sicurezza dei cittadini e la protezione dell’ambiente non possono essere affidate all’autoregolazione delle industrie. Bisogna varare un quadro normativo che assicuri che le compagnie rispettino regole chiare, forti e ambiziose, con un alto livello di trasparenza. Le misure di sicurezza, chiede il commissario, devono essere rese pubbliche, nel rispetto dei segreti industriali, e dovranno essere garantite da adeguati mezzi finanziari. La nuova legislazione legislazione, che la Commissione si impegna a definire prima dell’estate del 2011, dovra’ prevedere chiaramente le responsabilita’ per la ripulitura e l’assunzione della responsabilita’ per ogni danno causato, scoraggiando gli operatori dal sottostimare i rischi o prendere scorciatoie sulla sicurezza.
Le industrie pero’ devono agire in fretta, ed entro il 2010 devono presentare piani di intervento individuali e una roadmap collettiva che dettagli i tempi, il tipo, il contenuto e le risorse necessarie per sviluppare i piani di sicurezza previsti, costituendo un consorzio che definisca gli strumenti per un intervento rapido in caso di incidenti.
Tutti gli interventi provvisori in attesa del nuovo quadro regolamentare (che la Commissione auspica possa poi avere una dimensione planetaria) , dice Oettinger, devono essere immediati, proporzionati al rischio e coordinati a livello Ue. Dunque – e qui le industrie non saranno felici – chiediamo agli Stati membri di sospendere le autorizzazioni alla costruzione di nuovi impianti complessi fino a che le indagini tecniche sulle cause dell’incidente di Deepwater Horizon saranno completate e non sara’ rivisto il sistema delle regole europee.

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