Ue: 6 milioni di posti di lavoro da riduzione CO2

Sarebbero 6 milioni i posti di lavoro che si potrebbero creare entro il 2020 se l’Europa riuscisse a ridurre del 30 per cento le emissioni di CO2. Questo uno dei risultati dello studio realizzato dal Potsdam Institute per conto del governo tedesco e presentato alla Conferenza sull’ambiente di Doha in Qatar. Un obiettivo importante che […]

terra dallo spazio

Sarebbero 6 milioni i posti di lavoro che si potrebbero creare entro il 2020 se l’Europa riuscisse a ridurre del 30 per cento le emissioni di CO2. Questo uno dei risultati dello studio realizzato dal Potsdam Institute per conto del governo tedesco e presentato alla Conferenza sull’ambiente di Doha in Qatar.

Un obiettivo importante che l’Unione Europea ha già in parte raggiunto, sicura di centrare il target di riduzione del 20 per cento al 2020. Ora l’impegno principale deve essere rivolto verso la fase 2 del protocollo di Kyoto (2013 – 2020) con una riduzione del 30 per cento.

Segnali positivi per un maggiore impegno nella lotta ai cambiamenti nel clima arrivano oltre che dall’Unione Europea anche da Australia, Norvegia e Svizzera. Canada, Giappone e Russia sembrano invece intenzionati a non aderire alla fase 2 del protocollo di Kyoto: aspetteranno il 2015, l’anno entro il quale tutti i paesi dovranno definire l’accordo per abbassare le emissioni serra a livello globale. Questo accordo mondiale diventerà operativo dal 2020, alla conclusione della seconda fase del protocollo di Kyoto.

L’obiettivo del 30 per cento potrebbe comportare inoltre anche un passo in avanti in direzione della ripresa economica. A riguardo, il segretario dell’Unfccc (UN Framework Convention on Climate Change) Christiana Figueres, ha dichiarato: “L’Europa può diventare il pioniere della crescita verde creando benessere e ricchezza per tutti i suoi cittadini”.

I segnali d’incoraggiamento affinché i governi puntino verso rinnovabili e soluzioni sostenibili ci sono, come ha ricordato inoltre Legambiente. In particolare, secondo l’associazione ambientalista nel periodo compreso tra il 1990 e il 2011 a fronte di una riduzione delle emissioni di gas serra del 17,5 per cento si è verificato un aumento del PIL pari al 48 per cento.

Nello specifico, per quanto riguarda il nostro Paese, le incertezze governative nei confronti delle fonti rinnovabili hanno rallentato il risultato che comunque resta positivo e segna una riduzione del 5,6 per cento delle emissioni e un incremento di Prodotto interno lordo pari al 24 per cento.

Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
Torna in alto