New York – La recessione americana durera’ almeno un altro anno, Barack Obama eredita una situazione orrenda e ogni sua decisione sara’ in ritardo di almeno otto mesi. Joseph Stiglitz, premio Nobel per leconomia nel 2001, e’ pessimista, e’ convinto che il modo in cui si sono mossi Bush e Paulson sia stato confuso e deludente e pensa che dopo questa crisi e’ difficile immaginare il ritorno ad una forte crescita globale.
Quanto durera’ questa recessione?
La crisi probabilmente durera’ un paio danni, poiche’ come ha decretato lNber – lorganismo che analizza i cicli economici – siamo in recessione gia’ da dodici mesi e ci resteremo almeno per un altro anno. Ma non e’ questo il punto cruciale.
E qual e’?
Per me oggi linterrogativo fondamentale e’ come sara’ il mondo quando usciamo da questa crisi: tornera’ ad una forte crescita o andremo su una strada in cui ce’ meno espansione dei consumi? E quale sara’ il motore globale? La ragione per cui me lo chiedo e’ che leconomia Americana e’ stata sostenuta da una serie di bolle, da quella di internet alle case, e sono state proprio queste a sostenere la crescita mondiale.
Pensa che lAmerica possa tornare a trainare leconomia mondiale senza creare una nuova bolla?
No, penso di no, ma daltra parte non vogliamo avere unaltra bolla. Ed e’ per questo che sono pessimista sulla possibilita’ di un ritorno ad una crescita robusta globale, a meno che non ci siano riforme profonde e serie. Dobbiamo fare grandi interventi nellarchitettura finanziaria globale altrimenti finiremo per avere un lungo periodo di crescita debole.
In assenza di consumi paragonabili a quelli di questi anni, come si puo’ sostenere la crescita?
Prima di tutto ce’ bisogno di enormi investimenti nelle tecnologie, in particolare in quelle “verdi”: dobbiamo ridisegnare la nostra economia in modo che rispetti di piu’ lambiente, e questo potrebbe aiutare la crescita. Poi si potrebbe lavorare sulle enormi disuguaglianze che esistono: i ricchi hanno piu’ soldi di quelli che possono spendere, mentre quelli che non hanno abbastanza sono i piu’ colpiti dalla crisi. Se avessimo piu’ eguaglianza si darebbe la possibilita’ di consumare a chi ne ha bisogno.
Sta funzionando il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari?
No, dobbiamo stabilire degli obiettivi precisi per come usiamo questi soldi. Fino ad adesso ne abbiamo gia’ spesi la meta’ in malo modo e il piano per resuscitare lindustria finanziaria non sta funzionando bene.
Cosa si deve fare, pensa che vada esteso anche ai proprietari di case che rischiano la bancarotta?
Esatto, avremmo dovuto cominciare da li’, dando i soldi ai proprietari delle case e chiaramente dobbiamo farlo ora se vogliamo fare dei passi verso la ripresa.
Cosa pensa degli uomini scelti da Obama?
Penso che siano persone con dei curriculum imponenti, ce’ gente come Volker che ha una profonda conoscenza delle regole ma ci sono altri nella squadra che hanno spinto molto per la deregulation, ora speriamo che abbiano capito il problema.
Cosa devono fare adesso?
Non esiste la bacchetta magica, ma prima di tutto e’ necessario uno stimolo forte alleconomia e quello ora e’ il punto chiave, ma ci sono altri problemi che vanno affrontati: prima di tutto bisogna frenare i pignoramenti delle case, poi riscrivere il nostro sistema di regole e riprogettare il piano di salvataggio. Dati gli errori fatti finora, Obama si trova una situazione molto difficile che nella migliore delle ipotesi non si risolvera’ prima di un anno.
Come siamo arrivati fino a questo punto?
Bush e Greenspan hanno amministrato leconomia in modo terribile, ma anche lazione del ministro del Tesoro Paulson e’ stata veramente deludente. Obama sta ereditando una situazione orrenda e quello che dovra’ fare andava fatto otto mesi fa, un anno fa.
Pensa che questa crisi potra’ cambiare il modo di consumare e di indebitarsi degli americani?
Si. In parte non avranno scelta. Prendevano prestiti sui valori delle case in crescita e oggi non possono piu’ farlo. Credevano che i loro fondi pensione fossero coperti dai valori delle azioni in ascesa, ma la Borsa e’ scesa. La realta’ dei loro conti da una parte e le precauzioni delle banche dallaltra cambieranno lo stile di vita di molti americani.
Nel 1930, nel mezzo della Grande Depressione, Keynes scrisse un piccolo saggio (ripubblicato oggi con il titolo “Revisiting Keynes” e commentato dai migliori economisti mondiali) in cui immaginava il mondo che avrebbero trovato i suoi nipoti centanni dopo: mise in guardia dal pessimismo e immagino’ un futuro di abbondanza e progresso tecnologico. Dove siamo oggi?
La cosa che Keynes non aveva previsto erano le restrizioni imposte dallambiente del nostro pianeta, il fatto che non possiamo consumare nel modo in cui lo abbiamo fatto finora. Abbiamo due strade: potremmo avere alti livelli di incremento di efficienza cosi’ che i consumi salgono e le emissioni scendono, oppure dovremmo rassegnarci a ridurre i nostri consumi.
Facendo lo stesso gioco di Keynes, lei come immagina il mondo dei suoi nipoti?
Direi che sono ottimista. Ho scritto nel mio commento a Keynes che il simbolo del consumo eccessivo e’ lepidemia di obesita’ in America, che gli eccessi stanno distruggendo la qualita’ e la lunghezza della vita. Penso che questo cambiera’, che la gente comincera’ a scegliere in modo responsabile guardando ai limiti dellambiente. Il problema del clima sara’ come una sveglia che portera’ le persone a esaminare piu’ a fondo valori e priorita’ e penso che da questo uscira’ un nuovo stile di vita.