Alessandra Mangiarotti
MILANO — Tra meno di vent’anni,
nel 2030, la mfddle class globale conterà
tre miliardi di nuovi adepti. Nuovi
consumatori, cresciuti rapidamente insieme
alle economie in via di sviluppo,
che potranno spendere di più e di più
chiederanno al Pianeta: suolo, acqua, cibo,
energia. Producendo parallelamente
un maggior numero di emissioni di
CO2. Cresceranno i consumatori. Crescerà
la domanda di beni. Ma le risorse
resteranno sempre le stesse (anche se
il costo delle materie prime continuerà
a salire come è successo negli ultimi
dieci anni, record dai primi anni del Novecento).
Da qui la sfida che il mondo
dovrà affrontare nei prossimi decenni:
soddisfare i bisogni della nuova classe
media in modo sostenibile, Contenendo
l’inquinamento globale ma insieme
puntando su investimenti capaci di trasformare
in opportunità di crescita la.
stessa battaglia per la sostenibilità. Investimenti
che in Italia non possono
non toccare settori carenti come quello
dei rifiuti e dell’acqua pubblica.
Sta tutta qui la «teoria della.
sostenibilità secondo McKinsey», che
in un rapporto presentato a Durban
(Resource revohltfon: meeting the 1E011-
energy, materiats, food and water
needs) ha messo in fila numeri e strategie
della sfida. Partendo proprio da.
quei tre miliardi di nuovi consumatori.
«Una sfida— spiega Alberto Marchi, director
McKinsey che per essere Anta
richiede la combinazione di due fattori:
l’espansione dell’offerta di risorse
(con l’utilizzo sempre più efficiente di
fattori scarsi come suolo, acqua, mate-
rie prime) e l’aumento di produttività
nell’utilizzo di risorse scarse sia nei processi
industriali sia che nei comporta.-
menti dei consumatori».
McKinsey Global Institute ha stimato
che per coprire la crescente domanda
gli investimenti dovrebbero aumentare
fino ad arrivare nel 2030 a una media
annua di 3,5 trilioni di dollari (2 tri
lioni nel 2010). E che il 40% di questi
investimenti dovrebbe essere legato alla
necessità di coniugare crescita ed
emissioni di CO2. Paesi ad alto sviluppo
come Cina e India, più legati alla crescita
«per sé» che sostenibile, genereranno
gran parte dell’aumento dell’uso
di risorse (e di emissioni). «Per Paesi
sviluppati come l’Italia — afferma Alberto
Marchi — l’aumento di investimenti
indicherà invece l’opportunità
economica collegata alla sfida della
sostenibilità e il volano della crescita
che può rappresentare». Da qui la ricerca
di nuovi modelli per aumentare la
produttività nell’uso delle risorse. Nel
rapporto sono state individuate 15 aree
di intervento che potrebbero portare a
un risparmio del 75% delle risorse. Si
parte dall’efficienza e nergetica nell’edilizia:
le nuove case non saranno
ville ma grattacieli
in grandi città. E si arriva.
alla riduzione dello spreco di cibo:
nella seconda metà del decennio
44. milioni di persone diventeranno povere
per l’aumento del costo degli alimenti.
Si va dall’aumento della produttività
delle grandi aziende agricole al
miglioramento delle tecniche di irrigazione
e alla riduzione degli sprechi di
acqua pubblica,
«L’Italia è all’avanguardia su molte
tematiche collegate alla sostenibilità —
dice il director McKinsey , dal settore
siderurgico all’elettrico, uno dei più virtuosi
in Europa in termini di emissioni
». Merito dell’elevata incidenza di gas
e rinnovabili (78% rispetto al 32 di Germania
e 62 di Spagna). Quanto ad efficienza
termoelettrica strappa un 46,8%
rispetto al 44,1 del Regno Unito e al
33,3 della Francia, «Ma esiste una seconda
faccia della medaglia, quella rappresentata
dalle difficoltà nei sostenere
una base di infrastrutture compatibile
con una crescita economica sostenibile
». Ecco il settore dell’acqua, con le sue
risorse idriche concentrate al Nord e
una domanda che cresce al Sud: «Le infrastrutture
sono inadeguate per sopperire
al bisogno nei centri urbani, il trattamento
e la gestione degli effluenti sono
regolarmente sotto gli standard europei
». Una dato su tutti: molte aziende
locali registrano perdite sulla rete idrica
del 20%. 11 settore dei rifiuti, poi: con
quel 43% di immondizia italiana che ancora
finisce in discarica rispetto allo «zero
» tedesco e al 38% media Ue. Discorso
a sé meritano le rinnovabili, se non altro
per la loro «costosa» crescita. «Oggi
spiega Marchi l’Italia. è il paradiso
del fotovoltaico, tutti stanno cercando
di approfittare dei nostri incentivi per
garantirsi una rendita che il consumatore
italiano pagherà per i prossimi 20 anni
». Il costo annuo degli incentivi ammonta
a 6 miliardi di caro, nel 2017 potrebbe
arrivare a il. «Occorre fare attenzione
a non impiegare risorse scarse in
tecnologie che a breve potrebbero divenire
fuori mercato».