Il phon è acceso, il congelatore ronza e la temperatura ha raggiuto il giusto livello: succede in una casa di Samsoe. Ma dimenticate il carbone o il petrolio. Su questa isola danese – spiegherò il 25 ottobre al Festival di Genova – l’elettricità proviene da turbine eoliche e il calore è prodotto da un sistema di teleriscaldamento alimentato dai pannelli solari.
Samsoe possiede un network di 11 impianti eolici e produce abbastanza energia per soddisfare l’intero fabbisogno dell’isola. Nei giorni senza vento, invece, quando le turbine non sono al massimo, l’energia arriva dalla rete danese. Al contrario, nei giorni ventosi, l’isola esporta la propria produzione, riversandola nel sistema nazionale principale. Calcolato su basse anua, Samsoe ha un saldo positivo, con un export maggiore dell’import.
Già nel 1997 Samsoe era stata nominata «isola dell’energia rinnovabile», sulla base dell’ambizioso obiettivo di diventare indipendente dal punto di vista energetico entro il 2008. Nel settore dell’elettricità lo scopo è stato raggiunto.
Mentre le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, come le turbine eoliche, sono diventate sempre più affidabili e diffuse, il settore dei trasporti continua a non avere credibili soluzioni di tipo sostenibile. I residenti dell’isola, però, stanno lavorando su una serie di ipotesi, compresa l’alimentazione dei veicoli con olio di colza e l’uso di motori a celle di idrogeno. Alcuni si sono spinti a prevedere un futuro prossimo in cui auto e camion saranno alimentati dall’idrogeno generato dalle turbine eoliche. Nel frattempo, la maggior parte dei veicoli di Samsoe brucia carburanti fossili, ma le emissioni vengono compensate da 10 turbine offshore.
A Samsoe case e aziende attingono calore e acqua calda da impianti di riscaldamento alimentati da fonti rinnovabili. All’estremità settentrionale dell’isola, tra i villaggi di Nordby e Maarup, un imponente sistema di 2500 metri quadrati di pannelli solari riscalda l’acqua che arriva ai villaggi. C’è anche un grande bruciatore di trucioli di legno, mentre sul lato meridionale Tranebjerg, Onsbjerg, Brundby e Ballen sono collegate con una rete di teleriscaldamento. Molti hanno installato anche i pannelli solari e usano stufe che funzionano con trucioli di legno e «pellet». Così, ora, oltre il 70% della produzione di calore deriva da fonti rinnovabili.
Tre anni fa è stata inaugurata anche una «Energy Academy». Qui si studiano e si sperimentano le tecnologie per l’uso delle energie rinnovabili. Qui si trova anche l’«Energy Office», una delle mete dei turisti: ogni anno arrivano anche ministri, ambasciatori, funzionari pubblici, gruppi scolastici e singoli ricercatori. La nuova struttura offre l’opportunità di indagare gli aspetti scientifici delle energie rinnovabili così come le loro implicazioni sociali. L’obiettivo è coinvolgere il pubblico, spiegando il lungo processo attraverso cui la gente di Samsoe è arrivata a sostenere la trasformazione energetica dell’isola.
Si tratta di un punto d’incontro unico per imprese, istituzioni accademiche e organizzazioni che si dedicano ai problemi energetici in un luogo in cui turnie eoliche e pannelli solari generano energia appena fuori dalla finestra.
Traduzione di Martina Carnesciali
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