Strade, au revoir manutenzione

L’argomento parte da lontano, almeno per noi, eppure è ancora di grandissima attualità: la manutenzione degli edifici è oggi tema di grande dibattito, specie dopo gli annunci del governo per incentivare il lavoro e il recupero delle piccole opere, come spiegato in questo bell’articolo firmato da Daniele Sparisci e apparso sul Corriere della Sera. Strade ridotte a colabrodi, […]

L’argomento parte da lontano, almeno per noi, eppure è ancora di grandissima attualità: la manutenzione degli edifici è oggi tema di grande dibattito, specie dopo gli annunci del governo per incentivare il lavoro e il recupero delle piccole opere, come spiegato in questo bell’articolo firmato da Daniele Sparisci e apparso sul Corriere della Sera.

Strade ridotte a colabrodi, puntellate di crepe e voragini che mettono in pericolo la sicurezza degli automobilisti, ma soprattutto di chi viaggia su due ruote. Gli effetti della crisi si riflettono sull’asfalto, dove le «toppe» non bastano più a nascondere i pochi investimenti in manutenzione. Il quadro della situazione italiana emerge in un rapporto del Siteb, l’associazione italiana dei produttori di bitume e asfalto, che certo può essere un po’ di parte, ma quantomeno fornisce numeri e statistiche. «La prolungata assenza di investimenti da parte di amministrazioni locali e centrali rischia di compromettere un patrimonio tra i più significativi del nostro Paese», è la conclusione. Quello stradale, s’intende, che ci portiamo dietro dai tempi dei romani. Quanto vale? Secondo il calcolo dell’associazione 5mila miliardi di euro per un’estensione totale di 850mila chilometri. Ma sono altri numeri a destare preoccupazione: «i lavori di costruzione e manutenzione hanno raggiunto il minimo storico negli ultimi 20 anni», sottolinea il rapporto. Vuole dire che la produzione di asfalto si è praticamente dimezzata in meno di cinque anni, passando dai 45 milioni di euro ai 29 del 2011.

Per un paese che spera nelle grandi opere per ripartire non è un buon segnale. «L’italia – prosegue la nota-, è stata fra i primi paesi in Europa a dotarsi di un sistema di moderne autostrade e delle necessarie competenze, degli impianti e delle macchine per costruirle. Negli ultimi anni il Paese si è però fermato e, anzi, ha cominciato ad arretrare fino ad arrivare alla situazione attuale». Quanto a crescita siamo al palo: «le arterie autostradali sono aumentate di soli 187 km in 14 anni». C’è da dire anche che non è facile mantenere in salute una sterminata ragnatela di vie secondarie: le comunali extraurbane e urbane secondo il Siteb costituiscono la fetta più grossa della rete e sono le prime ad accusare i tagli ai bilanci delle municipalità. «Dopo gli annunci del ministro Passera sull’avvio di un piano nazionale per le infrastrutture, siamo in attesa di misure concrete», afferma Carlo Giavarini presidente del Siteb, «per mettere in sicurezza le nostre strade che sono state tenute sotto la soglia minima di garanzia». Con il serio rischio di dover pagare un conto salatissimo. Fra ritardi e e incidenti la stima della Banca d’Italia è di 40 miliardi di euro, ma restano fuori le innumerevoli richieste di danni da parte di chi cade con lo scooter a causa di voragini e crepe. Perché l’asfalto non è eterno: «Dopo 8-10 anni la pavimentazione diventa pericolosa e scomoda, fino a dover essere completamente rifatta dopo 12-15 anni», conclude Giavarini. 

Come se non bastasse anche il circuito di Monza finisce nell’occhio del ciclone dopo la gara di Superbike del 6 maggio scorso, nella quale diversi piloti sarebbero caduti a causa di «bolle» sull’asfalto. Ieri la procura di Monza ha sentito come persona informata sui fatti Max Biaggi in qualità di rappresentante sindacale dei piloti. L’ipotesi di reato è omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

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