Spreco di tempo e di lavoro. Una licenza in 257 giorni

Sportelli unici, pratiche in ventiquattr’ore… Sogno e promessa di tanti governi. Perche’ l’Italia e’ il Paese in cui per poter costruire un magazzino o un piccolo capannone industriale sono necessari in media 257 giorni a causa di procedure fra le piu’ lunghe e complicate del mondo occidentale che collocano l’Italia al 143 posto su 181 […]

Sportelli unici, pratiche in ventiquattr’ore… Sogno e promessa di tanti governi. Perche’ l’Italia e’ il Paese in cui per poter costruire un magazzino o un piccolo capannone industriale sono necessari in media 257 giorni a causa di procedure fra le piu’ lunghe e complicate del mondo occidentale che collocano l’Italia al 143 posto su 181 Paesi. Negli Stati Uniti, per esempio, le autorizzazioni per tirare su un magazzino si ottengono mediamente in 40 giorni. I ritardi costano in termini di mancato fatturato 1 miliardo 811 milioni di euro l’anno. Quando torneremo al governo dovremo fare una guerra contro la burocrazia aveva annunciato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi pochi giorni prima delle vittoriose elezioni politiche del 2008. Dichiarazione bellica ribadita dal premier a ridosso delle regionali di due settimane fa. Con queste parole: La sburocratizzazione e’ uno degli impegni presi da tutti i candidati del centrodestra alle regionali. Uno degli obiettivi e’ consentire a un cittadino che voglia fare imprenditoria di mettere su la sua impresa in 24 ore.

Promesse non diverse da quelle del precedente governo di centrosinistra. Basta ricordare cosa disse Romano Prodi nella conferenza stampa del 28 dicembre 2006, quando indico’ fra gli obiettivi del suo esecutivo quello di consentire la possibilita’ di aprire un’impresa in un giorno semplificando le procedure burocratiche. Un’impresa in un giorno, con un solo adempimento da fare in un solo ufficio, aveva rilanciato due anni fa il candidato premier del Pd Walter Veltroni. Sportelli unici, pratiche in ventiquattr’ore… Peccato che quella guerra di liberazione delle imprese, che il Cavaliere aveva auspicato fin dalla sua discesa in campo, nel ’94, l’Italia non l’abbia mai dichiarata davvero. Siamo infatti nel Paese dove le imprese per il pagamento di una fattura della pubblica amministrazione arrivano ad aspettare anche 600 giorni e dove per poter costruire un magazzino o un piccolo capannone industriale sono necessari in media 257 giorni a causa di procedure fra le piu’ lunghe e complicate del mondo occidentale. Quest’ultima stima e’ della Confartigianato, che ha elaborato dati di Doing business 2010, la classifica della liberta’ economica che viene stilata ogni anno dalle strutture della Banca mondiale.

I 257 giorni necessari per ottenere tutti i permessi burocratici collocano l’Italia al poco invidiabile 143 posto su 181 Paesi, dietro tutti i nostri principali concorrenti. Alcuni paragoni sono decisamente avvilenti. Per esempio con gli Stati Uniti, dove le autorizzazioni per tirare su un magazzino si ottengono mediamente in quaranta giorni, anziche’ in otto mesi e mezzo come da noi. E tutto questo nonostante il numero dei passaggi burocratici sia superiore: 19 negli Usa contro 14 in Italia. Ma anche con il Regno Unito, dove bastano 95 giorni, oppure la Germania, trentesima nella classifica di Doing business 2010 con 100 giorni, o la Francia: 137 giorni. Ad avere tutti i via libera per costruire un magazzino si fa prima anche in Spagna, dove pure la burocrazia non e’ rapidissima (233 giorni). La differenza rispetto alla media dell’Ocse e’ di ben 100 giorni: 257 in Italia, 157 per i Paesi considerati piu’ sviluppati. Ritardo, quello italiano, niente affatto gratis: ancora secondo la Confartigianato il costo che le imprese sopportano in termini di mancato fatturato raggiunge 1 miliardo 811 milioni di euro l’anno.

Per ciascuna nuova costruzione, ha calcolato l’organizzazione degli artigiani, la perdita e’ di 184.325 euro. In termini di occupazione, e’ come se ogni anno non venissero impiegate 10.420 persone. Chi ci rimette di piu’ e’ il Nord, dove i ritardi dei tempi di costruzione imputabili alla burocrazia incidono per 880 milioni, contro i 284,6 del Centro e i 646,4 milioni del Sud. La Lombardia e’ la regione maggiormente danneggiata, con una perdita di 275 milioni l’anno, seguita dal Veneto, con 157 milioni, dall’Emilia-Romagna e dal Piemonte con 150, dalla Campania con 149 e dalla Sicilia con 140. C’e’ poi la Puglia, con 116 milioni, la Toscana (94) e il Lazio (93). Perfino il piccolissimo Molise, con i suoi 320 mila abitanti, perderebbe quasi 19 milioni di euro l’anno. Ma questo soltanto per la costruzione di un piccolo capannone o di un magazzino. Perche’ il costo complessivo della burocrazia per le nostre imprese e’ molto maggiore. La stessa Confartigianato lo ha quantificato in 15 miliardi di euro l’anno. Ovvero, poco meno di un punto di Pil.

Secondo un recente studio dell’organizzazione un sistema burocratico in linea con la media europea consentirebbe di aumentare la produttivita’ del 6%. E scusate se e’ poco: negli ultimi 10 anni, secondo Eurostat, la produttivita’ in Italia e’ cresciuta di appena l’1%. Dice sempre la Confartigianato che per aprire un’officina meccanica sono necessarie 76 pratiche burocratiche, mentre per un’impresa edile ne servono 73, per un ristorante 71, per una lavanderia 68, per un negozio di alimentari 58. Per non parlare dei costi. Sempre un rapporto di Doing business quantificava qualche anno fa in 5.012 euro la somma occorrente per avviare in Italia una qualunque attivita’ economica, oltre a una trafila di 62 giorni di pratiche burocratiche. Negli Usa, invece, bastano 167 euro e tutto si esaurisce in quattro giorni. Come nel Regno Unito, dove pero’ tutto costa un tantino di piu’: 381 euro, tredici volte meno che in Italia. Dove ancora stiamo aspettando il miracolo dell’impresa in un giorno.

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