Sprechi sanità: l’ospedale fantasma da 15 milioni

Un altro ospedale vuoto. Sembra paradossale che in un Paese sofferente per la carenza di posti letto o per la malasanità, si trovino spesso cattedrali sanitarie nel deserto. Ecco da un’inchiesta su Corriere.it, a firma di Antonio Crispino, un’altra struttura, vicino Pescara, che giace inutilizzata nonostante sia costata oltre 15 milioni di euro.  Lungo la […]

Un altro ospedale vuoto. Sembra paradossale che in un Paese sofferente per la carenza di posti letto o per la malasanità, si trovino spesso cattedrali sanitarie nel deserto. Ecco da un’inchiesta su Corriere.it, a firma di Antonio Crispino, un’altra struttura, vicino Pescara, che giace inutilizzata nonostante sia costata oltre 15 milioni di euro

Lungo la strada che da Pescara porta a Penne, chiediamo più volte informazioni per l’ospedale del Carmine. Tutti indicano una direzione ma poi avvertono: «Guarda che non esiste, non è un ospedale». E allora cos’è questo nosocomio costato più di 15 milioni di euro e in costruzione dagli anni ’60?

E’ un edificio enorme, tenuto bene che avrebbe dovuto ospitare prima un ospedale psichiatrico negli anni ’70, poi un centro geriatrico dopo l’abolizione dei manicomi nel ’79. Gli amministratori erano talmente convinti di questo progetto che fecero spese folli per comprare gli arredi. Tutti nuovi, a norma, confortevoli, di ultima generazione. L’ospedale è chiuso. Si è perso il conto degli anni. Non senza colpe la politica locale che litiga tra Comune (che ne rivendica la competenza in quanto mai usata come struttura sanitaria) e l’Asl (che invece dice la considera una struttura sanitaria dai costi inutili, da abolire).

Noi entriamo da una porta laterale in legno, mal posizionata e facilmente estraibile. Partiamo dalle sale caldaie. Anche qui i costosi macchinari hanno l’aria di non essere mai stati usati. I bagni sono intonsi. C’è ancora l’adesivo protettivo attorno. Le ante delle docce aprono e chiudono senza un inghippo. Troviamo ancora i certificati di garanzia che la ditta che ha eseguito i lavori ha rilasciato agli amministratori locali. I corridoi hanno tutti le luci e i pulsanti per le emergenze; doppi ascensori che probabilmente nessuno ha mai preso. Gli interruttori generali sono immacolati, chiusi in un pannello di plastica trasparente. Tutti sul segno "off".

In un altro sottoscala invece c’è una distesa enorme di cartelle cliniche. Sono migliaia, con tanto di lastre e dati personali. E mentre l’ospedale giace così, Provincia, Comune e Asl litigano sulla proprietà dell’immobile e sulla competenza territoriale. In ultimo pare sia spuntato anche il proprietario del fondo dove è stato costruito a rivendicare il proprio diritto a essere pagato. Tutto, insomma, fa pensare che nessuno mai premerà l’interruttore giusto affinché questo non sia ricordato tra i più grandi sprechi italiani.

 

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