La riduzione dei parlamentari? Non è urgente. L’istituzione di una Commissione speciale con il compito di elaborare testi di riforma costituzionale che prevedano, tra le altre cose, la riformulazione dell’articolo 81 della Costituzione ai fini del perseguimento del pareggio di bilancio e l’abolizione delle Province? Rimandata a novembre. A decidere, l’aula del Senato.
E così la Casta ha perso l’ennesima occasione per dimostrare di voler davvero diminuire i costi della politica. Ieri a Palazzo Madama si è discusso di questo, in una seduta fiume, con dichiarazioni surreali, evidentemente tese più ad ottenere il mantenimento dello status quo, salvando la faccia, che ad avanzare di qualche millimetro sull’abbattimento dei costi della politica. È il vicepresidente vicario del gruppo Pd, Luigi Zanda, a illustrare la mozione con cui si chiedeva la costituzione di una Commissione, chiarendo anche che questa non doveva interferire con l’esame dei disegni di legge riguardanti la riduzione del numero dei parlamentari. Tutti d’accordo sulla carta. Ma tanto per cominciare il ministro Calderoli mette altra carne al fuoco, annunciando un disegno di legge di riforme costituzionali che arriverà in aula la prossima settimana. Non senza dichiarare di non essere d’accordo con nessuna delle mozioni presentate dall’opposizione.
Commenta Zanda: “L’iniziativa del ministro Calderoli di presentare una vasta proposta di revisione della Costituzione ha tutta l’aria del tentativo sterile di restituire un senso politico a un governo in agonia”. È Rutelli, che parla a nome del Terzo Polo, a trovare l’escamotage: nessun voto sulla Commissione, ma prendere tempo per valutare esattamente il progresso delle modifiche costituzionali. Prende la palla al balzo Gaetano Quagliariello, capogruppo del Pdl: per non bocciare la Commissione, chiede una sospensione di 40 giorni per verificarne utilità e competenze. E così è, Commissione rimandata. Allora è il capogruppo dell’Idv, Felice Belisario a lanciare un altro sasso nello stagno, chiedendo la procedura d’urgenza per l’esame dei disegni di legge atti a ridurre il numero dei parlamentari.
Il che vuol dire portare subito l’esame (che ora è nella Commissione Affari costituzionali) in aula. “Non ritengo di poter andare più veloce di così e dunque non voto la dichiarazione d’urgenza”, dice il presidente della Commissione Affari costituzionali Vizzini (lo stesso che aveva dichiarato al Fatto Quotidiano alla fine di agosto: “Questa volta se i parlamentari non li riduciamo, è meglio che emigriamo”). E’ Rutelli a dare la linea al Terzo polo: “Non parteciperemo a una votazione che ci pare incomprensibile e totalmente priva di senso”. Morale della favola? Pdl e Lega si astengono (in Senato vale voto contrario), il Terzo Polo non partecipa al voto. Sintetizza Belisario: “L’intento di maggioranza e governo è quello di tenere tutto bloccato”.
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