Spazzatura: Palermo come Napoli

Discariche a cielo aperto, montagne di spazzatura che si accumula, roghi notturni dei cassonetti colmi di rifiuti, campane per la raccolta differenziata in fiamme e una puzza insopportabile nell’aria. Non è la Campania, anche se lo scenario è molto simile e si ripropone, in Sicilia, dal 1999. Questa volta è toccato a Palermo e ad […]

Discariche a cielo aperto, montagne di spazzatura che si accumula, roghi notturni dei cassonetti colmi di rifiuti, campane per la raccolta differenziata in fiamme e una puzza insopportabile nell’aria. Non è la Campania, anche se lo scenario è molto simile e si ripropone, in Sicilia, dal 1999.
Questa volta è toccato a Palermo e ad alcuni comuni della provincia, come Bagheria e Capaci (leggi l’articolo). Sacchetti pieni di immondizia che nessuno raccoglie con regolarità e come si dovrebbe. Una situazione che la regione ha provato a risolvere, almeno in parte, con un Piano rifiuti presentato a marzo 2010 al Dipartimento della Protezione civile e che è stato rispedito al mittente l’11 novembre con richiesta di integrazione: come si può gestire, concretamente, l’immondizia in Sicilia? Dove possono essere realizzati nuovi siti per le discariche? Come si può incentivare la popolazione a fare la raccolta differenziata? E soprattutto: quando verrà fatto, in Sicilia, tutto questo?
Il Piano regionale dovrà essere integrato con risposte circostanziate a tutte queste domande per ottenere l’approvazione e arrivare, poi al ministero dell’Ambiente.

Undici anni di emergenza. E di sprechi

Un’emergenza, quella della spazzatura, che la Cgil regionale ha raccontato con un documentario-denuncia, Costruire l’emergenza: 35 minuti per spiegare 11 anni di gestione dei rifiuti, dal 1999 al 2010, tra piani regionali, commissariamenti e deroghe alle normative vigenti.
Il video inchiesta, realizzato dal regista Paolo Schembari e dal giornalista Giuseppe Croce, ha l’obiettivo di «evitare gli errori del passato e impiantare subito una politica dei rifiuti efficiente e trasparente» e, soprattutto, di denunciare i clientelismi, gli sprechi, le assunzioni illegittime e la «gestione fallimentare» di un’emergenza che dura ormai da più di un decennio.
In Sicilia, lo stato di emergenza sui rifiuti fu dichiarato dal 30 giugno 1999 con decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 22 gennaio 1999, con l’obiettivo di intervenire sullo stato di inadeguatezza delle discariche. Lo stato emergenziale, previsto originariamente fino al 2000, si è protratto fino al 2006 e poi di nuovo dal luglio 2010.
Il governo ha sempre delegato i presidenti della regione nominandoli commissari straordinari: Angelo Capodicasa (1999-2000), Vincenzo Leanza (2000-2001) e Salvatore Cuffaro (2001-2006). Dopo una breve pausa, il nuovo governatore, Raffaele Lombardo, è stato nominato commissario per l’emergenza rifiuti il 9 luglio 2010 dal consiglio dei ministri.
Una relazione della Corte dei Conti siciliana sulla spesa pubblica nel periodo dal 1999 al 2005 ha evidenziato una spesa nel settore di 209 milioni di euro, di cui 40 milioni sono stati destinati alla struttura commissariale e 60 milioni al mantenimento delle discariche.
Un altro documento, il rapporto finale del Programma operativo regionale dei fondi strutturali per il periodo 2000/2006, parla di 300 milioni di euro spesi dalla regione per migliorare la raccolta differenziata che, nonostante la costruzione di 260 isole ecologiche e 64 centri di raccolta e impianti di trattamento, è passata dall’1,9% nel 2000 a 6,7% nel 2008, poca cosa rispetto alle altre zone del paese, visto che nel mezzogiorno la raccolta differenziata è passata, nello stesso periodo, dall’8,8 al 14,7% mentre la media nazionale si è attestata nel 2008 al 30,6% rispetto al dato del 2000 che era pari al 14,4%.

La regione replica: «stiamo risolvendo il problema»

«L’istituto del commissariamento si è dimostrato fallimentare», ha denunciato a Lettera43.it Alfio La Rosa, del Dipartimento territorio e ambiente della Cgil Sicilia, «poiché non è riuscito ad assolvere il compito per cui era nato: quello di uscire dall’emergenza e attivare un effettivo ciclo integrato dei rifiuti. L’emergenza è divenuta la condizione naturale, stabile e ordinaria del sistema».
In Regione respingono ogni accusa di responsabilità. «La situazione è sicuramente difficile», ha commentato l’attuale assessore all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Giosuè Marino, «ma io arrivo a gestirla adesso. Invece di guardare al passato, stiamo cercando di creare la massima collaborazione tra le istituzioni per risolvere il problema».
Sarà. Sta di fatto che l’11 novembre 2010 il Dipartimento della Protezione civile ha respinto il Piano rifiuti regionale presentato a marzo. Pochi giorni prima di ultimare il suo mandato, il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, ha dichiarato di non ritenere che sussistano «i presupposti per fornire l’intesa» sul piano dei rifiuti della regione siciliana.
«Si resta a disposizione per ogni forma di collaborazione», ha spiegato Bertolaso, «volta alla necessaria implementazione del piano per assicurarne la tempestiva adozione». Non una bocciatura, come ha voluto precisare Marino, ma la richiesta «di un piano operativo che contiamo di realizzare nel giro di poche settimane, precisando tutti i dettagli della gestione della spazzatura».
Nel frattempo alcune soluzioni al problema arrivano dalle associazioni impegnate nella sostenibilità ambientale. «In tutti questi anni», ha denunciato Donatella Costa, presidente di Rifiuti Zero Palermo, «non c’è stata da parte della regione alcuna iniziativa per incrementare la raccolta differenziata e ridurre gli imballaggi e la produzione di rifiuti. Ed ecco che ci ritroviamo oggi nella stessa situazione di 10 anni fa».
Secondo Costa, attualmente la raccolta differenziata a Palermo non supera le 70 mila persone su un totale di circa 670 mila di abitanti.

Ma la raccolta differenziata è ferma al 6,4%

«Il problema dei rifiuti potrebbe essere ridimensionato», ha aggiunto Costa, «anche attraverso la sensibilizzazione della popolazione sul tema della separazione dell’umido dai rifiuti indifferenziati. Si tratta del 35% del totale dei rifiuti che arrivano nelle discariche. Con impianti adatti all’umido, questi rifiuti potrebbero essere smaltiti nel giro di 2 mesi».
I dati forniti dalla regione su questo tipo di rifiuti mostrano che dal 2000 al 2008 si è passati da zero al 6,4%. Nel Mezzogiorno nello stesso periodo si è passati dal 2,4% al 14,7%, mentre in Italia la quota di raccolta differenziata è salita dal 18,3% al 30,7%.
La denuncia, documentata anche attraverso il film-documentario Costruire l’emergenza, è chiara, ha concluso Mariella Maggio, segretaria generale Cgil Sicilia: «Oggi si costruisce un emergenza ad hoc per andare in deroga a quanto prevede la legge e poter fare ciò che si vuole, cioè  per interessi che non sono quelli dei cittadini».
Le immagini e le interviste raccontano come lo stato di emergenza non sia mai finito e come questa situazione avvicini pericolosamente la Sicilia alla Campania.

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