Spaghetti al pomodoro, il vero piatto globale

La telecamera si sofferma su una disordinata cucina romana, quartiere di Trastevere, anno 1954. Un Alberto Sordi in maglietta bianca aderente e cappellino da baseball, fannullone italiano ma americano di Kansas City per vocazione, dopo il disprezzo iniziale decide di partire all’assalto di un bel piatto di spaghetti, riconciliandosi con le sue radici. Piu’ di […]

La telecamera si sofferma su una disordinata cucina romana, quartiere di Trastevere, anno 1954. Un Alberto Sordi in maglietta bianca aderente e cappellino da baseball, fannullone italiano ma americano di Kansas City per vocazione, dopo il disprezzo iniziale decide di partire all’assalto di un bel piatto di spaghetti, riconciliandosi con le sue radici. Piu’ di mezzo secolo dopo quei fili di pasta intrecciati e impreziositi con il sugo resistono alle mode e si confermano il simbolo dell’Italia nel mondo.

E, in barba ai difensori dell’italianita’, sono diventati con gli anni un melting pot di ingredienti di ogni parte del mondo, il vero piatto globale.
Basta prendere la loro carta di identita’ per accorgersene. Il 60% del grano duro utilizzato per ottenere la pasta italiana, secondo l’Aduc, proviene dall’estero. Ben un terzo ? fanno sapere dalla Coldiretti ? veste la bandiera canadese, seguita da quella messicana e francese. Un apporto che cresce con il passare degli anni, se si pensa che nel 2000 la quota di importazione non raggiungeva il 40%. Senza contare l’olio di oliva utilizzato per il condimento: piu’ della meta’ e’ di importazione, in larga parte della Spagna, ma anche da Grecia e Tunisia. E non va dimenticato il pomodoro. Se la produzione di pelati e passata resta sostanzialmente italiana, sono addirittura quadruplicate le importazioni di concentrato triplo, utilizzato come esaltatore di gusto in alcune ricette, ma anche per la preparazione di cibi o sughi pronti. Cosi’ come l’aglio: una testa su due e’ di importazione.
La globalizzazione e’ ormai entrata nella vita quotidiana e dal piatto e’ sconfinata in altri settori. Dall’abbigliamento alle calzature, passando per le auto, nell’ultimo decennio sono cresciuti i prodotti di provenienza estera, con la progressiva avanzata della Cina. Un fenomeno che porta una maggiore concorrenza e possibilita’ di scelta per alcuni, ma anche meno sicurezza per altri, e favorisce la riscoperta delle tradizioni locali. E se la globalizzazione non e’ una novita’ dell’ultim’ora, inediti sono i suoi risvolti pratici. Perche’ nella generazione McDonald’s, tanto per parafrasare il fortunato libro di Francesca Mazzucato, la grande protagonista e’ lei, la Rete. Un grande veicolo ? sottolinea Luisa Leonini, docente di sociologia dei consumi dell’Universita’ di Milano ? che accelera la mobilita’ tra prodotti e persone e ci offre il mondo in un click. E apre una nuova frontiera per i consumi.

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