Se tre ore (in più) vi sembrano poche

Il dato arriva dall’Ocse: 5 ore al giorno del nostro tempo non è remunerato. Per le donne  italiane è di  oltre 320 minuti al giorno, l’uomo medio, dice lo studio, si ferma a 100 minuti. Quattro conti e il risultato fa 3 ore più degli uomini. Normale no? Già, in Italia. Continuando con i dati (valore […]

Il dato arriva dall’Ocse: 5 ore al giorno del nostro tempo non è remunerato. Per le donne  italiane è di  oltre 320 minuti al giorno, l’uomo medio, dice lo studio, si ferma a 100 minuti. Quattro conti e il risultato fa 3 ore più degli uomini. Normale no? Già, in Italia. Continuando con i dati (valore numerico-razionale, quindi maschilissimo) il gap è tra i più elevati dei Paesi dell’Ocse, inferiore solo alla differenza di tempo speso tra donne e uomini in Paesi come India, Messico, Turchia e Portogallo.
L’organizzazione parigina si spiega questa differenza italiana con il minore tasso di occupazione femminile e con le differenze retributive che continuano a esistere tra uomini e donne. Argomento che allarga il banale conto spicciolo di tempo speso in casa all’intera questione del ruolo delle donne nella società italiana.E non è un caso che un’istituzione internazionale ed economica, come l’Ocse, lo metta tra gli “indicatori sociali”: quei valori, cioè, che servono a capire a che punto sta una società (al di là della questione femminile) e sembra proprio che l’Italia non stia proprio benissimo

 

Conti spiccioli di tempo, e oltre, che sono stati all’origine dellla nascita della 27esima ora.  E che in un mese (e qualche giorno per precisione numerica), dalla conciliazione tempo in famiglia tempo di lavoro si è allargato a tantissimi altri temi che ci riguardano. Non volevo però fare uno spottino al nostro blog.

Volevo rilanciare il tema del tempo, del lavoro, e della retribuzione (a proposito la Fidapa, Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, per il 18 aprile a Milano ha messo insieme penaliste, avvocati, cacciatrici di teste in un incontro-discussione per trovare gli strumenti giuridici con cui almeno questa disparità potrebbe essere pareggiata).

Per il gusto della curiosità, invece, continuiamo con lo studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico,  Society at a glance e con i dati numerici:

gli italiani passano in media il 15% delle loro giornate a svolgere «lavoro non remunerato», dalla cura della casa alle piccole riparazioni all’assistenza dei familiari, e il 18% a compiere lavoro retribuito.

In media nei Paesi Ocse, le donne consacrano 2 ore e mezza al giorno in più degli uomini al lavoro non retribuito. 

Oltre alla quantità di tempo, sono diversi anche i tipi di lavoro non remunerato svolto: le donne si dedicano generalmente alla cucina, alle pulizie domestiche e alla cura dei familiari più deboli (bambini e anziani), mentre gli uomini si occupano piuttosto di giardinaggio e piccole riparazioni. Guardando a tutta la popolazione italiana, il 59 per cento cucina o pulisce ogni giorno, “collocandosi così al di sotto della media Ocse” che è del  64 per cento.

Tuttavia, prosegue l’ente parigino, gli italiani che cucinano o puliscono lo fanno in misura maggiore, 1 ora e 39 minuti  mentre la media Ocse è di 1 ora e 24 minuti. Con buona pace di Paolo Rastelli  che, sempre in questo blog ci diceva: Care amiche, su 27 ore almeno un paio sono tutta opera vostra  . Quella italiana è la percentuale è la più elevata dopo Turchia, Portogallo, Messico, Giappone.

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