Se anche l’autografo diventa elettronico

In fila, emozionati, tra le mani l’ultimo bestseller: una lunga attesa per pochi secondi di conversazione, l’autografo di rito e una stretta di mano. Scene di ordinaria passione quando, alla presentazione di un libro, incontriamo dal vivo il suo autore. Resterà lo stesso, il copione, se al libro di carta sostituiremo quello digitale? Nessuna differenza […]

In fila, emozionati, tra le mani l’ultimo bestseller: una lunga attesa per pochi secondi di conversazione, l’autografo di rito e una stretta di mano. Scene di ordinaria passione quando, alla presentazione di un libro, incontriamo dal vivo il suo autore. Resterà lo stesso, il copione, se al libro di carta sostituiremo quello digitale?
Nessuna differenza tranne il supporto, potrebbe sembrare a una prima analisi la risposta. Solo un paio di settimane fa, grazie a un articolo sul New York Times, è rimbalzata in Rete la notizia della nascita di Autography, un software che consente di apporre sull’ebook la firma elettronica dello scrittore. Eppure, le prospettive appaiono quantomeno più complesse.

 Un autografo non è solo una firma su un foglio di carta. Quasi sempre vuol dire (o meglio, ha voluto dire finora) un incontro in carne e ossa, il contatto con un individuo – l’autore – per il quale si nutre stima e ammirazione, la prova provata che il faccia a faccia è avvenuto davvero. 
Intervistati da Ehi Book!, i creatori di Autography – i quarantenni americani T. J. Waters (nella foto sotto) e Robert Barrett – spiegano però in che modo la firma elettronica potrebbe cambiare questo scenario.

Il loro progetto prevede infatti non solo l’autografo digitale nel corso delle presentazioni – con eventuale foto insieme allo scrittore, da postare su Twitter e Facebook – ma anche l’opzione della firma a distanza dopo l’acquisto dell’ebook o di singoli capitoli. Fino al caso limite di un lettore e di un autore che si trovino agli angoli opposti del pianeta, che non si siano mai visti prima o che lo abbiano fatto tramite una video-conferenza trasmessa in streaming. «L’incontro fisico con gli scrittori sta diventando sempre più complicato. Gli editori non possono più permettersi i costi delle trasferte, specialmente nel caso di nomi ancora poco noti. Gli autori stessi, inoltre, non amano trascorrere il tempo negli aeroporti e nelle stanze d’albergo: quando viaggiano non possono scrivere!» spiega Waters. «Video-incontri e autografi elettronici diventano quindi strumenti tecnologici utili, con cui il pubblico sta iniziando a familiarizzare» aggiunge. Un’estrema rassicurazione, infine, per i più scettici: «Stiamo creando un archivio degli ebook firmati finora così da poter fornire garanzie nel caso di dubbi sull’autenticità degli autografi». 
Lo scrittore diventerà quindi meno distante? Forse. Ma resta un dubbio: siamo troppo conservatori se pensiamo che a qualcuno mancherà comunque l’emozione di stringergli la mano?

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