Sardegna: vestiti e parrucchiere con i soldi della Regione

Auto, cene, vestiti, viaggi, telecamere e persino acconciature dal parrucchiere e bollette: tutte spese personali pagate con soldi pubblici. Dopo lo scandalo dei rimborsi facili alla Regione Lombardia questa volta sono invece gli onorevoli sardi a salire sul banco degli imputati con l’accusa di peculato. Come leggiamo su Il Fatto Quotidiano, sono 18 i consiglieri […]

Auto, cene, vestiti, viaggi, telecamere e persino acconciature dal parrucchiere e bollette: tutte spese personali pagate con soldi pubblici. Dopo lo scandalo dei rimborsi facili alla Regione Lombardia questa volta sono invece gli onorevoli sardi a salire sul banco degli imputati con l’accusa di peculato.

Come leggiamo su Il Fatto Quotidiano, sono 18 i consiglieri regionali della passata legislatura rinviati a giudizio per l’utilizzo improprio dei fondi destinati alle attività politico istituzionali. L’inchiesta, partita tre anni fa, coinvolge rappresentanti di tutte le diverse forze politiche anche se tutti ruotano attorno al gruppo misto e a “Insieme per la Sardegna” in carica dal 2004 al 2008, quando era governatore Renato Soru. Quasi tutti ricoprono ancora oggi ruoli di rilievo nella politica dell’isola.

L’inchiesta era partita nel 2009 dopo la denuncia di un ex dipendente del gruppo misto che aveva presentato alla Procura degli esposti per mobbing. Secondo la sua ricostruzione sarebbe stata demansionata in seguito alla richiesta di rendicontazione delle spese, “non necessaria” secondo il segretario del gruppo. E così è diventata una supertestimone. Le cifre sarebbero transitate anche attraverso i conti personali dei consiglieri e assegnate dal capogruppo indipendentemente dall’attività istituzionale svolta e programmata. Da qui le “sviste” dei consiglieri non in grado di stabilire la provenienza e l’uso dei soldi. Una sorta di paghetta di 2.500-2.700 euro al mese ma calcolata sotto un generico “altre spese” con un tot forfettario annuale.

I rimborsi quindi non avvenivano sulla base delle “pezze giustificative”. A novembre scorso gli uomini della Guardia di finanza hanno compiuto un blitz nel Palazzo per acquisire tutti i documenti delle spese relativi agli altri gruppi politici, una cifra che si aggira sui 16 milioni di euro totali.

Dal nord al sud del Paese, le indagini avviate dalle procure hanno dimostrato che il malcostume di usare i soldi pubblici per spese personali unisce praticamente tutta l’Italia. Dalle cene con conti a tre zeri fino alle auto, i viaggi e i vestiti, ancora una volta una vergogna tutta italiana pagata a caro prezzo da noi contribuenti.

Torna in alto