Sara’ un Natale durissimo per i consumi e per i regali sotto l’albero. Ma sara’ anche l’occasione per capire il mondo sottosopra, e per riscoprire la sobrieta’

Sarà un Natale durissimo, dal punto di vista dei consumi. Nel clima plumbeo di un Paese che vive pericolosamente sull’orlo di un precipizio, con le ansie che tutti abbiamo in materia di redditi, risparmi, pensioni, proprietà immobiliari, è quasi impossibile avere lo spirito giusto per avvicinarsi al piacere, o alla febbre, dei regali da piazzare […]

Sarà un Natale durissimo, dal punto di vista dei consumi. Nel clima plumbeo di un Paese che vive pericolosamente sull’orlo di un precipizio, con le ansie che tutti abbiamo in materia di redditi, risparmi, pensioni, proprietà immobiliari, è quasi impossibile avere lo spirito giusto per avvicinarsi al piacere, o alla febbre, dei regali da piazzare sotto l’albero. Il quadro diventa tragico se pensiamo, anche solo per un attimo, a chi ha perso il lavoro, a chi non ce la fa con la pensione, a quanti sono stati già falciati dall’uragano della Grande Crisi. Per loro il Natale 2011 sarà tristissimo più che durissimo.

Proviamo, però, a uscire dal buio del pessimismo cosmico e guardiamo ad altri orizzonti, magari non di breve periodo, con i quali possiamo declinare il Natale di quest’anno perfino in chiave positiva. Certo: i consumi ristagnano, come annunciano le statistiche che saranno ancora più deprimenti al momento del consuntivo di fine anno. Ma riscopriremo alcune cose molto interessanti: saremo più attenti nelle spese, cercheremo la giusta combinazione tra qualità e prezzo (e le opportunità sono tante), andremo in giro per mercati e mercatini, rincorreremo come dei cani da tartufo tutti gli angoli del low cost, chiederemo anche ai commercianti, alle agenzie di viaggio, ai negozi affidabili, di fare qualche sforzo in termini di prezzi, spesso esagerati sul nulla. E innanzitutto faremo un esercizio pratico, concreto e quotidiano , attorno a due paroline: non sprecare. Alcuni punti di partenza sono noti, se guardiamo ai nostri stili di vita: in Italia abbiamo più cellulari che abitanti, troppe macchine con relativi accessori, gettiamo nella spazzatura quasi il 20 per cento della spesa. Ridurre questa roba non è un gesto depressivo, ma solo un esercizio di buon senso e di responsabilità. E anche una buona lezione per i nostri figli, i nostri nipoti, le nostre famiglie.

In secondo luogo, e qui veramente lo sguardo si allunga e si allarga, un Natale recessivo, compresso dalla valanga della Grande Crisi, ci aiuterà ad avvicinarci agli altri, a quelli che veramente non ce la fanno e non ce la possono fare. Li riscopriremo. O, forse, ci accorgeremo per la prima volta della loro esistenza. Capiremo che un mondo con il 20 per cento della popolazione che consuma l’80 per cento delle risorse è sottosopra per definizione, non può funzionare. E ci convinceremo, lo stato di necessità consente all’uomo di fare miracoli con la sua testa, che la sobrietà non è una parola inutile, vecchia, depressiva, tanto per restare sul filo dell’economia, ma indica una consapevolezza: alcuni eccessi, e in questi anni ne abbiamo fatti tanti, troppi, non servono a nulla. Rendono felici per un giorno, per un’ora, ma prima o poi ci arriva addosso un conto salatissimo. Un conto con il quale oggi ci sentiamo tutti, giustamente, più poveri.  

 

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