San Gennaro De Magistris non ha fatto il miracolo e Napoli, sepolta dai rifiuti, rischia le epidemie

Oggi scadono i cinque giorni entro i quali, come aveva promesso il sindaco Luigi De Magistris, le strade di Napoli sarebbero state liberate dai cumuli di spazzatura. La promessa incauta, e perfino velleitaria, non è stata mantenuta e anzi le tonnellate di rifiuti sono salite da 2000 a 2360 e con l’arrivo dell’afa estiva il […]

Oggi scadono i cinque giorni entro i quali, come aveva promesso il sindaco Luigi De Magistris, le strade di Napoli sarebbero state liberate dai cumuli di spazzatura. La promessa incauta, e perfino velleitaria, non è stata mantenuta e anzi le tonnellate di rifiuti sono salite da 2000 a 2360 e con l’arrivo dell’afa estiva il rischio delle epidemie si è molto alzato. Che cosa non ha funzionato nel piano dell’amministrazione?  La risposta è semplice: non si riesce a parcheggiare altrove, neanche temporaneamente, l’immondizia che Napoli non è in grado di smaltire. I siti sui quali De Magistris aveva puntato, Caivano e Acerra,  non sono più da prendere in considerazione, anche per effetto di opache sommosse popolari che un tempo il vice sindaco Tommaso Sodano, oggi assessore all’Ambiente, cavalcava dalla parte dei rivoltosi. I veti della Lega impediscono una discesa in campo del governo per trasferire la spazzatura in altre regioni, anche senza il consenso dei singoli governatori, e da Roma non arriva alcun segnale per sbloccare la situazione. La regione Campania sta tentando, con le buone e con le cattive, di convincere altre province del territorio, in particolare Avellino, Benevento e Caserta,  a dare un aiuto concreto ai napoletani ormai travolti da un’emergenza senza fine.

Il flop del sindaco e l’evaporazione delle sue promesse non rappresentano una sconfitta di un singolo amministratore, ma di un’intera città. E’ chiaro che da sola Napoli non ce la fa e non ce la può fare, come abbiamo già scritto invocando un gioco di squadra almeno sul territorio, ma è anche vero che gli impegni da uomo della Provvidenza sono controproducenti, e il sindaco non aveva alcuna necessità di impiccarsi a un meccanismo di stampo berlusconiano promettendo miracoli fuori dalla portata semplicemente del buon senso. Adesso la sua breve luna di miele con i cittadini, dopo gli entusiasmi per l’imprevista vittoria alle elezioni, si è già spenta, ed è auspicabile che questa lezione serva almeno a un bagno di realismo. Meglio dimezzare la portata dei sogni, che non ridurli a uno zero assoluto nella realtà. Il metodo della concretezza, infatti, andrà applicato rapidamente a un altro, fondamentale obiettivo che il sindaco ha annunciato con toni perentori: alzare l’asta della raccolta differenziata, in un anno, al 70 per cento. E’ un traguardo impensabile. E secondo gli esperti, se tutto dovesse andare bene, al massimo si può pensare di arrivare al 34 per cento, la soglia di Milano per intenderci, che significherebbe aumentare la differenziata di 15 punti rispetto ai valori attuali. Per raggiungere questo traguardo servono soldi, quasi 100 milioni di euro, dei quali il comune non dispone neanche in minima parte: bisogna sbloccare i fondi che l’Unione europea ha congelato per le evidenti infrazioni commesse in Campania nel sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti. Ma per il momento il sindaco e il presidente della regione sono stati costretti ad annullare la missione bipartisan a Bruxelles, prevista per oggi e messa in agenda proprio nel tentativo di aprire quel rubinetto finanziario senza il quale la differenziata non farà alcun passo avanti.

E’ come se un cerchio si stesse stringendo al collo di Napoli e dei napoletani, con margini di manovra sempre più stretti e con soluzioni, anche provvisorie, sempre più complicate. In uno scenario così fosco non servono né capri espiatori né nuove, irrealizabili promesse: basterebbe ricordarsi che la politica è l’arte del possibile, e non la fiera dei giochi di illusionismo.

 

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