Rimborsi elettorali 1 / Così hanno cancellato il referendum sui soldi pubblici alla politica

Ce n’è abbastanza per dedurne – come fa l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi – che "la volontà dei cittadini espressa attraverso il referendum che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti è stata raggirata". Dice Parisi: "Siccome la legge prevede che il contributo assuma la forma di rimborso elettorale, ciò obbliga l’amministratore del partito a […]

Ce n’è abbastanza per dedurne – come fa l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi – che "la volontà dei cittadini espressa attraverso il referendum che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti è stata raggirata". Dice Parisi: "Siccome la legge prevede che il contributo assuma la forma di rimborso elettorale, ciò obbliga l’amministratore del partito a non potervi rinunciare. Dal momento che, se vi rinunciasse, potrebbe essere denunciato per cattiva amministrazione. Ecco come è stato aggirato il referendum che vietava qualsiasi finanziamento ai partiti da parte dello Stato".

Eppure, Arturo Parisi gode di un osservatorio privilegiato in tema di soldi versati dallo Stato ai "partiti fantasma". L’ex ministro, infatti, fa parte dell’assemblea della Margherita, partito confluito nel Pd ma che ha continuato a incassare rimborsi elettorali. "Di solito le riunioni dell’assemblea per discutere i bilanci – ironizza Parisi – vengono convocate in orari come quello del matrimonio di Renzo e Lucia. L’ultima volta eravamo in cinque". E c’è da crederci, dal momento che la Margherita, tra i "partiti fantasma", è quello con le maggiori disponibilità. Quasi nessun debito pregresso, il personale ormai tutto trasferito nei ranghi del Pd. A parte le spese sostenute per tenere in vita il quotidiano Europa, i rimborsi elettorali incassati in questi anni sono in gran parte ancora lì. L’ultimo bilancio consultabile, quello del 2009, racconta di una disponbilità liquida di 24 milioni e 636mila euro. Ma, per ammissione del tesoriere Luigi Lusi,  la somma rimasta in pancia al partito che dovrebbe chiudere i battenti è ancora superiore.

Cosa farne di quei soldi? Lusi glissa: "Io ho un’idea. Ma la dirò davanti agli organismi del partito". Il fatto è che dell’organismo chiamato a decidere sull’eredità milionaria della Margherita fanno parte anche parlamentari che, nel frattempo, si sono accasati altrove. Per esempio, a presiedere la Margherita è Francesco Rutelli, oggi leader dell’Api. E, di quella assemblea, fa parte anche Enzo Carra che oggi milita nell’Udc. Carra è uno che nella sua lunghissima carriera politica ne ha viste tante, eppure qualche settimana fa si è stupito nell’apprendere i farraginosi meccanismi studiati per decidere chi debba avere accesso all’assemblea della Margherita.

Racconta Carra: "Ho incrociato un collega in Transantlantico e gli ho chiesto: "Scusa ma perché io e Lusetti non siamo stati invitati alla assemblea della Margherita visto che facciamo parte dell’organismo?". Quello per tutta risposta mi ha detto: "Vuoi decidere anche tu su come dividere il rimborso elettorale?". Ora, a parte che ne ho il diritto, ho appreso che saranno ammessi all’assemblea tuti quelli che militano in partiti che stanno all’opposizione dell’attuale maggioranza. Dunque, noi dovremmo esserci". In ogni caso, Carra, Lusetti e altri hanno allo studio un’azione legale. Evidentemente l’eredità della Margherita fa gola a tanti. Anche a quelli che sono andati via.

Precisazione di Luigi Lusi, Legale rappresentante di Democrazia è Libertà – La Margherita
"L’Assemblea federale della Margherita si è, invece, chiusa nella stessa giornata di lunedì con l’approvazione all’unanimità del rendiconto consuntivo 2010, senza alcun debito pregresso (Margherita non ne ha mai avuti sin dalla sua nascita), con 6 dipendenti ancora in pancia, con un avanzo, al 2010, di 25 milioni 921 mila e 198,77 euro: cifre pubblicate e accessibili a tutti".

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