Rifiuti: l’Unione europea pronta a multare l’Italia

Era nell’aria, è successo: la Commissione europea ha deciso l’invio all’Italia di una lettera di messa in mora per la situazione dei rifiuti a Napoli. Il passo successivo, in caso di inadempienza, è il ricorso alla Corte di giustizia Ue insieme a sanzioni pecuniarie. RECORD DI INFRAZIONI – L’incubo dei provvedimenti dell’Unione Europea sull’emergenza – […]

Era nell’aria, è successo: la Commissione europea ha deciso l’invio all’Italia di una lettera di messa in mora per la situazione dei rifiuti a Napoli. Il passo successivo, in caso di inadempienza, è il ricorso alla Corte di giustizia Ue insieme a sanzioni pecuniarie.

RECORD DI INFRAZIONI – L’incubo dei provvedimenti dell’Unione Europea sull’emergenza – rifiuti torna, quindi, a materializzarsi. Già in passato il commissario europeo all’Ambiente Janez Potocnik, aveva tuonato: «L’ Italia in Europa è il Paese con il maggior numero di procedure di infrazione alle normative ambientali, ben 44, in tutti i segmenti della legislazione ambientale. L’emergenza rifiuti in Campania si può risolvere in primo luogo separando i rifiuti per consentirne il riciclo.».

FONDI BLOCCATI – Lo scorso 3 febbraio a Bruxelles il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione attraverso la quale si ribadiva che i fondi Ue per la Campania bloccati dalla Commissione europea, 145,5 milioni di euro, restavano congelati fino a quando «il piano di gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alle norme Ue». La Commissione era stata poi sollecitata a monitorare gli sviluppi sul terreno e a “utilizzare i propri poteri”, avviando, se sarà il caso, una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia per non esecuzione della sentenza dell’anno scorso della Corte di giustizia, chiedendo che siano comminate delle sanzioni pecuniarie per ogni giorno di inadempienza.

CONDANNA – La Corte aveva condannato l’Italia, il 4 marzo 2010, per non aver adottato «tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e di danneggiare l’ambiente». Quello che chiedeva la Ue era un piano credibile, gestito in modo corretto. Non sembra che questo sia avvenuto e ora l’Italia rischia di finire di nuovo davanti alla Corte di giustizia. E in caso di seconda condanna le sanzioni verrebbero applicate sulle carenze di gestione passate e future.

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