Antonio Maria Mira
La Protezione civile presenta il conto ai comuni campani per l’emergenza rifiuti. E parte il recupero dei debiti, tra 600 e 700 milioni di euro, attraverso la riduzione dei trasferimenti erariali ai comuni, compresa la quota dell’Irpef. Soldi che serviranno a pagare, almeno in parte, l’enorme buco che la Protezione civile e i Consorzi provinciali hanno contratto nei confronti di imprese, fornitori, e via dicendo nei 16 anni di emergenza. Una procedura che era già prevista nel decreto legge 195 del 30 dicembre 2009, quello che dichiarava chiusa l’emergenza. Ma che era rimasta sulla carta. Intanto, però, i creditori della Protezione civile si sono fatti avanti, i contenziosi non calano, anzi si fanno sempre più pesanti. E così si è passati dalle parole ai fatti. Ieri sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri intitolato “Attuazione dell’articolo 12 del decreto legge 30 dicembre 2009, n.195, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n.26”. Proprio il tanto temuto “recupero crediti”.
Infatti, si legge al primo comma dell’articolo 1 del provvedimento, «il presente decreto stabilisce…le modalità di recupero dei crediti della struttura del Sottosegretario di Stato». Cioè di quella di Guido Bertolaso quando ha gestito l’emergenza rifiuti in Campania. Il secondo comma spiega la procedura. «I crediti di cui al comma 1 sono recuperati mediante riduzione dei trasferimenti erariali a favore dei singoli comuni, a qualsiasi titolo dovuti, inclusi i trasferimenti delle somme spettanti in base alla compartecipazione all’Irpef». Insomma sono a rischio quei fondi che attualmente rappresentano circa il 50% delle entrate comunali.
Tempi strettissimi per l’operazione. Addirittura dieci giorni. Il comma tre, spiega, infatti, che «entro dieci giorni dalla pubblicazione del presente decreto, il Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri individua il soggetto cui il Ministero dell’Interno, Dipartimento per gli affari interni e territoriali, deve versare direttamente gli importi trattenuti, corrispondenti ai crediti di cui al comma 1». In altre parole il Ministero dell’Interno, con le cifre trattenute, pagherà direttamente i creditori della Protezione civile. Saltando un passaggio e accelerando così la procedura. Tutto in mano al Viminale (per avere maggiori controlli?) che, infine, chiuderà il cerchio dando «immediata comunicazione dell’avvenuto versamento al comune interessato ed al Ministero dell’economia e delle finanze». Restano ferme le procedure di recupero volontario e in base ad accordi coi comuni, che evidentemente non hanno dato grandi risultati se ora si passa alla mano pesante del "recupero crediti" diretto.
Ma da dove arrivano tutti questi debiti dei comuni? Dal fatto che in questi anni di emergenza i vari commissari straordinari e infine il sottosegretario, hanno gestito direttamente il ciclo dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento, al posto dei comuni. Un servizio che questi dovevano pagare ma che, in gran parte, non lo hanno fatto, anche perché molti non riescono, o non vogliono far pagare a tutti i cittadini la tassa sui rifiuti. E il cerchio si chiude. E i debiti si accumulano. Secondo un censimento eseguito proprio dall’Unità stralcio delle Protezione civile, quest’ultima e i consorzi provinciali hanno debiti per più di 500 milioni (accertati) oltre a un contenzioso che oscilla tra 1 miliardo e 700 milioni e 2 miliardi e 400 milioni (la parte del leone la fa Impregilo). A fronte, come detto, di crediti verso i comuni di 600-700 milioni. Basteranno? Intanto da ieri si passa all’incasso.