Stretta sulle pensioni di invalidità. «Nel 2010», riporta Il Corriere della Sera in un articolo firmato da Enrico Marro , «l`Inps ha revocato il 23% delle pensioni d`invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state I`11%». Perché un tale giro di vite? Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, spiega che è dovuto all`«affinamento del campione che andiamo a controllare». E così, entro il 2012, l`Inps avrà controllato 800 mila pensionati d`invalidità, su un totale di quasi 2,9 milioni. L’obiettivo è quello di «eliminare le prestazioni ingiustificate e fare «opera di deterrenza», cioè spaventare chi vuol fare il furbo».
Non si tratta di falsi invalidi, precisa Mastropasqua, ma di pensioni che non rispettino i criteri. La commissione medica deve accertare un`invalidità di almeno il74% e può capitare che, nel frattempo, la patologia sia stata curata. «Del resto – continua il Corriere -, è noto che in certe zone le pensioni d`invalidità (260,27 euro al mese per tredici mensilità) e l`indennità di accompagnamento (487,39 euro al mese per dodici mensilità) svolgono una funzione di ammortizzatore sociale e di scambio clientelare: politico, quando va bene; intermediato dalla criminalità organizzata, quando va male».
Dati alla mano, sulla base delle elaborazioni Inps, «sulle verifiche 2010 (circa la metà delle pratiche non sono state chiuse) in testa alla classifica delle Regioni col più alto tasso di revoca delle prestazioni ci sono la Sardegna (53%), l`Umbria (47%), la Campania (43%), la Sicilia (42%) e la Calabria (35%). A livello provinciale spiccano Sassari con ben il 76% delle prestazioni controllate cancellate, Cagliari (64%), Napoli (55%), Perugia (53%), Benevento (52%). Per Milano i dati sono completi: su 2.532 verifiche si sono avute solo 85 revoche, pari al 3%. A Roma solo un quarto delle pratiche è stato definito e le cancellazioni sono il 26%».
Gli effetti della manovra? «In Campania le domande sono diminuite del 27%, in Molise del 39%, in Puglia del 35% (tiene duro la Sicilia, invece, con appena un -1%)». In ogni caso, è fondamentale che chi realmente ne abbia diritto ottenga quanto gli spetta: «Oggi – aggiunge Mastrapasqua – un vero invalido si vergogna di dirlo perché teme immediatamente di essere additato come un falso invalido. Noi siamo impegnati a smontare questo diffuso sentimento di ostilità, per ridare la giusta attenzione a una categoria che la merita e che purtroppo deve far fronte a problemi gravi con poche centinaia di euro al mese».