Quote di CO2 anche per gli aerei, no al ricorso delle compagnie Usa

Dopo l’industria, anche il traffico aereo dovrà dare il suo contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha confermato infatti oggi la validità dell’introduzione (a partire dal prossimo gennaio) del settore aereo nel mercato europeo delle quote di CO2. I giudici di Lussemburgo hanno quindi rigettato il ricorso presentato […]

Dopo l’industria, anche il traffico aereo dovrà dare il suo contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici. La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha confermato infatti oggi la validità dell’introduzione (a partire dal prossimo gennaio) del settore aereo nel mercato europeo delle quote di CO2. I giudici di Lussemburgo hanno quindi rigettato il ricorso presentato dalle compagnie aeree statunitensi. "L’applicazione del sistema di scambio delle quota di emissioni all’aviazione non viola né i principi di diritto internazionale consuetudinario né l’accordo ‘cieli aperti’", dichiara la Corte.

Nel 2008, Bruxelles ha deciso di obbligare tutte le compagnie aeree che volano nei paesi della Ue – incluse quelle straniere – di acquistare l’equivalente del 15% delle loro emissioni di CO2 a partire dal primo gennaio 2012, prevedendo anche sanzioni. Un provvedimento contro cui le compagnie Usa avevano fatto ricorso, ritenendolo "discriminatoria".

"Sono ovviamente molto soddisfatta di vedere che la Corte ha concluso che la direttiva Ue è pienamente compatibile con il diritto internazionale", ha commentato il commissario Ue al Clima, Connie Hedegaard. "Le compagnie aeree Usa – ha scritto il commissario su twitter – hanno sfidato la legge Ue in un tribunale. Dopo la sentenza chiara e cristallina di oggi, ora l’Ue si aspetta che le compagnie statunitensi rispettino le norme europee, come l’Ue rispetta le leggi Usa".

Soddisfazione è stata espressa anche dai parlamentari europei della Commissione Ambiente, secondo cui le nuove regole non comporteranno rincari importanti dei biglietti aerei. Secondo l’eurodeputato tedesco Peter Liese (Ppe) relatore della legge in questione "secondo i nostri calcoli, l’aumento del prezzo di un volo fra l’Europa e la costa orientale dovrebbe essere meno di un euro". "Le compagnie e i cittadini Usa devono rispettare le regole Ue, come tutti gli altri" ha aggiunto il presidente della Commissione Ambiente, il tedesco Joe Leinen. Entusiasta anche la coalizione di sei organizzazioni ambientaliste da Usa e Gran Bretagna, secondo cui la decisione di oggi chiarisce che con questa norma "non si viola la sovranità nazionale di altre nazioni".

Dal 2003 Bruxelles ha istituito un sistema di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra per combattere contro i cambiamenti climatici. Inizialmente, questo non includeva il trasporto aereo, che è stato successivamente integrato con la direttiva 2008/101 che l’effettiva entrata in vigore del computo delle emissioni aeree a partire dal prossimo primo gennaio. Tra dieci giorni, quindi, tutte le compagnie aeree, comprese quelle dei paesi extra-Ue, dovranno acquistare e restituire quote di emissioni per i loro voli con partenza da o arrivo in aeroporti situati nell’Ue.

Diverse associazioni e compagnie aeree americane e canadesi hanno quindi impugnato le misure di trasposizione della direttiva in Gran Bretagna, secondo cui queste violerebbero la Convenzione di Chicago, il Protocollo di Kyoto, l’Accordo "Open skies", e alcuni principi di diritto internazionale consuetudinario in quanto queste tenderebbero ad applicare il sistema di quote di emissioni al di là della sfera di competenza territoriale dell’Ue. Ma nella sua sentenza la Corte "conferma la validità della direttiva che include le attività di trasporto aereo nel sistema di scambio di quote di emissioni".

Se a compiere l’atto formale del ricorso alla Corte Ue sono state le compagnie americane, il malumore per la nuova normativa Ue è in realtà molto più vasto. Nei mesi scorsi anche quelle cinesi hanno contestato il provvedimento, minacciando ritorsioni commerciali contro l’Europa e in particolare contro l’Airbus. Ma ostili sono pure le compagnie europee, a cominciare proprio da Alitalia che nei mesi scorsi aveva chiesto al governo di bloccare la legge. "Comporterebbe un impatto pesante e insopportabile per il prossimo anno", spiegava l’amministratore delegato RoccoSabelli. "E’ una legge sbagliata, con obiettivi condivisibili, ma criteri incoerenti" in quanto "Alitalia che ha la flotta più giovane d’Europa e meno emissioni sarebbe la più penalizzata". Proteste che avevano trovato il favore dell’allora sottosegretario ai Trasporti e alle infrastrutture Aurelio Misiti: "Sospenderemo la legge fino a quando non l’avremo migliorata e modificata, ma con gli stessi obiettivi di ridurre le emissioni", aveva assicurato.

Fa eccezione invece EasyJet, che con una nota "accoglie con piacere la decisione della Corte Europea" in quanto "ritiene l’ETS (emission trading scheme, ndr) un valido sistema che premia le compagnie aeree efficienti da un punto di vista ambientale, proprio come la stessa EasyJet che opera con una delle flotte dell’industria più giovani, moderne ed efficienti da un punto di vista delle emissioni. Crediamo che questo sia un approccio efficace nei confronti della sfida ambientale, più delle tasse locali come quelle sui passeggeri".

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