Piccole opere: la manutenzione crea crescita

Se ne parla così tanto che in proporzione si fa poco o nulla per risolvere il dilemma più arduo e proprio del momento storico nazionale: come si fa a tornare a crescere economicamente? Noi di Non Sprecare lo diciamo fin dai primi appuntamenti della nostra “seconda vita” virtuale: la manutenzione delle opere già esistenti, oltre […]

Se ne parla così tanto che in proporzione si fa poco o nulla per risolvere il dilemma più arduo e proprio del momento storico nazionale: come si fa a tornare a crescere economicamente? Noi di Non Sprecare lo diciamo fin dai primi appuntamenti della nostra “seconda vita” virtuale: la manutenzione delle opere già esistenti, oltre ad interagire positivamente sulla sicurezza strutturale dei nostri edifici, è una leva di crescita economica.

Come spiegava Antonio Galdo qualche tempo fa, sono le piccole opere ad essere concretamente un’opportunità di sviluppo: invece di cementificare e costruire su aree verdi, occupiamoci di recuperare gli spazi rimasti abbandonati che creano anche disagio sociale. Abbiamo registrato con soddisfazione il recente annuncio del ministro per l’Ambiente Corrado Clini che ha lanciato un piano per la sicurezza del territorio da realizzare in 15 anni. E soprattutto, dopo mesi di scioperi e contestazioni da parte dei sindacati dei lavoratori e degli imprenditori edili per la prima volta uniti insieme, anche l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) ha risposto con entusiasmo all’invito di Clini come ci ha tenuto a far sapere tramite un comunicato stampa:

Bene la proposta del ministro Clini che prevede un piano a lungo termine per rimettere in sicurezza il territorio. Come aveva già sottolineato l’Ance in relazione alla ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila, troppo spesso queste tragedie mettono in luce che è venuta a mancare la prevenzione e la manutenzione del territorio. “Non si può vivere con la logica dell’emergenza – dichiara il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti – gli eventi ci hanno dimostrato che costa molto di più in termini di vite umane, danni al patrimonio, risorse spese (160 mld di euro il costo dei terremoti negli ultimi 50 anni), intervenire per ricostruire piuttosto che programmare per tempo e in una logica di lungo termine gli interventi necessari per la manutenzione degli edifici e del territorio". "La messa in sicurezza del suolo e l’adeguamento sismico degli edifici costituiscono la più grande infrastruttura per il Paese. E’ un’azione che va intrapresa soprattutto considerando che il 62% delle abitazioni esistenti risulta costruito prima del 1972 e quindi senza il rispetto delle norme sismiche”.

Certo, forse 15 anni non saranno sufficienti. Ma almeno si comincia a pensare ad una soluzione intelligente al problema della crescita e della sicurezza dei nostri edifici.

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