Per il Natale 2011 ci sono gli alberi ecologici

Fabio Tonacci NATALE 2011, il grande sorpasso della plastica. Per la prima volta in Italia l’ albero sintetico potrebbe accartocciare la tradizione e superare nelle vendite quello naturale. Martin Lutero, che secondo la leggenda ebbe l’ illuminazione di introdurre l’ abete addobbato nella festività cristiana perché simbolo della vita che si rinnova, se ne faccia […]

Fabio Tonacci

NATALE 2011, il grande sorpasso della plastica. Per la prima volta in Italia l’ albero sintetico potrebbe accartocciare la tradizione e superare nelle vendite quello naturale. Martin Lutero, che secondo la leggenda ebbe l’ illuminazione di introdurre l’ abete addobbato nella festività cristiana perché simbolo della vita che si rinnova, se ne faccia pure una ragione.
SEI alberi su dieci nelle case degli italiani – secondo una stima del Codacons – saranno di plastica. Smontabili, ripiegabili, finti. Prezzo medio, 52 euro. Poco romantici, molto riutilizzabili. Una svolta che non è dovuta soltanto a una maggiore sensibilità ecologista o alla crisi economica. La verità è che questo Natale non ci saranno abbastanza abeti per tutti. Ne mancheranno secondo gli agricoltori un milione e mezzo rispetto alla richiesta. Nel Natale scorso le famiglie italiane hanno acquistato 10 milioni di alberi, di cui sei milioni veri. Una proporzione tra sintetico e naturale che nel 2011 si potrebbe rovesciare e non per scelta. Le coltivazioni soffrono, non riescono più a soddisfare la domanda. Appena il 20 per cento degli abeti che finiscono nelle case degli italiani è autoctono. Le zone di coltura sono sull’appennino in provincia d’Arezzo, nel pistoiese, a Treviso, in alcune località della Brianza. "I vivai hanno prodotto circa un milione di abeti, 500 mila in meno rispetto alla richiesta del mercato – spiega Marco Roselli, presidente del Consorzio di vivai del Casentino, il più grande in Italia con 150 ettari di boschi – noi ad esempio in provincia di Arezzo ne abbiamo venduti 350 mila e la domanda è di 500 mila. La grande distribuzione ce li paga 6 euro a pianta. Troppo poco. Infatti la produzione si è ridotta del 20 per cento negli ultimi dieci anni. Sono sparite le piccole aziende montane a conduzione familiare, gestite da pensionati. Per loro non è più conveniente". Ancora più preoccupante la situazione delle grandi produzioni del Nord Europa, in Norvegia, Finlandia, Danimarca e Germania. Cioè i paesi che riforniscono di alberi il resto dell’Europa. Secondo il quotidiano londinese Times, il Natale della Gran Bretagna sarà più "basso" del solito, visto che la disponibilità di abeti alti più di 2 metri e dieci si è ridotta alla metà, portando il prezzo fino a 70 sterline a pianta. Colpa del clima (troppo gelato l’inverno scorso in Danimarca, troppo mite quest’autunno) ma anche del cambio sfavorevole con la corona danese. E l’Italia? Mediamente sotto Natale ne importiamo quasi cinque milioni. Trasportarli dai paesi scandinavi (Norvegia, Finlandia e Svezia coprono il 30 per cento delle nostre importazioni, circa 1,4 milioni di piante) costa troppo rispetto al prezzo di vendita, non è più conveniente. Quindi o saranno ordinati meno alberi d’importazione, o costeranno di più. L’8 per cento in più, secondo il Codacons. All’Ikea, già hanno fatto i conti. Gli abeti veri, provenienti dall’Olanda, si pagheranno 14,99 euro, due in più rispetto al 2010. "Quest’anno è aumentato il costo della materia prima – spiega Valerio di Bussolo, responsabile relazioni esterne di Ikea Italia – l’hanno scorso ne abbiamo venduti 34 mila e ce ne hanno riconsegnati la metà, ricevendo il buono per un acquisto nella nostra catena".

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