L’Italia è il Paese Ocse che spende di più per il proprio sistema pensionistico: il 14,1% del Pil, contro una media del 7%. Lo sottolinea il rapporto periodico dell’Organizzazione parigina sui regimi previdenziali dei Paesi membri, basato su dati del 2008.
OCCUPAZIONE – L’età pensionabile media, dice l’Ocse, «aumenterà fino a circa 65 anni entro il 2050, per entrambi i sessi». Di qui, la vera sfida del futuro: sostenere l’occupazione degli over-50, che in Italia è «relativamente bassa». Le riforme, sostiene ancora l’Ocse, «contribuiranno a contenere la spesa pensionistica nel futuro a lungo termine». Vanno in questo senso «i tagli alle prestazioni per i futuri pensionati e l’aumento dell’età pensionabile», ma solo «a condizione che la partecipazione al mercato del lavoro dei lavoratori più anziani aumenti». Il rapporto Ocse, commenta il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, «conferma che il nostro sistema previdenziale è diventato sostenibile grazie alle recenti riforme e, allo stesso tempo, rimane peraltro tra i più protettivi nei confronti dei cittadini». Nel 2008, ultimo anno per cui l’organizzazione ha dati completi, il tasso di partecipazione alla vita lavorativa in Italia degli uomini nella fascia d’età 55-59 era del 62%, contro una media Ocse del 78%, nella fascia 60-64 del 30%, contro una media del 54,5%, e in quella 65-69 del 13%, contro una media del 29,3%.
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INVECCHIAMENTO – «In Italia – afferma l’organizzazione parigina – la popolazione sta invecchiando molto rapidamente. Le proiezioni demografiche mostrano che questa tendenza continuerà. L’invecchiamento è guidato dai tassi di fecondità relativamente bassi (attorno a 1,4 figli per donna rispetto alla media Ocse di 1,7 figli per donna) e da un’elevata speranza di vita sia alla nascita che all’età pensionabile. Il numero delle persone in età lavorativa per ogni persona di età superiore ai 65 anni, dovrebbe scendere a 1,5 nel 2050».