Olio d’oliva, l’Europa ammette l’errore. Stop agli extravergine “taroccati”

Tutta colpa di un refuso. Un errore contenuto nella versione italiana del regolamento 61/2011, in vigore dal 1° aprile a salvaguardia della genuinità dell’olio extravergine di oliva. Una svista dei traduttori che ha messo in allarme il settore olivicolo italiano e che ha indotto a pensare che la legge europea legalizzasse la commercializzazione di condimenti […]

Tutta colpa di un refuso. Un errore contenuto nella versione italiana del regolamento 61/2011, in vigore dal 1° aprile a salvaguardia della genuinità dell’olio extravergine di oliva. Una svista dei traduttori che ha messo in allarme il settore olivicolo italiano e che ha indotto a pensare che la legge europea legalizzasse la commercializzazione di condimenti difettosi, "taroccati".

Ora l’Unione europea ammette ufficialmente l’errore, ma in sordina, con una noticina passata inosservata. Nella Gazzetta Ufficiale L 78 del 24 marzo, infatti, si riporta entro limiti accettabili il contenuto di alchil esteri (75 mg/kg contro i 150 mg/kg della versione sbagliata), ovvero un marker per individuare oli ottenuti da olive di cattiva qualità e, in ultima analisi, la presenza di deodorati, ovvero prodotti scadenti che hanno subito processi fisici volti all’eliminazione di cattivi odori per rimetterli sul mercato come extravergini.

Tecnicamente l’errore consisteva in una banale inversione dell’ordine dei quozienti che regolano il rapporto tra metil esteri degli acidi grassi (MEAG) ed etil esteri degli acidi grassi (EEAG), composti che messi insieme producono gli alchil esteri e che si formano in seguito allo schiacciamento delle olive. I valori limite di queste sostanze nell’olio extravergine sono stati così fissati: contenuto di MEAG e di EEAG inferiore o ugale a 75 mg/kg, oppure contenuto di MEAG e di EEAG compreso fra 75 mg/kg e 150 mg/kg se il rapporto EEAG/MEAG è inferiore a 1,5. Le ricerche scientifiche hanno infatti dimostrato che in presenza di un rapporto etilici/metilici inferiore o uguale a 1,5 si possono tollerare limiti di alchil esteri fino a 150 mg/kg. Ma quante sono le possibilità che questo accada? "Poche, realmente molto poche – spiega l’agronomo e oleologo Alberto Grimelli -. Infatti, quasi sempre, già a partire da 60 mg/kg il rapporto etilici/metilici tende a essere vicino o superiore a 1,5. Se ne deduce che, nella stragrande maggioranza dei casi, il limite per gli alchil esteri è 75 mg/kg".

Il limite di 75 mg/kg sembra ancora troppo elevato? "In base alle ricerche italiane – continua Grimelli –  un limite di 30-40 mg/kg sarebbe forse più corretto per un olio di ottima qualità, esattamente come, però, lo sarebbe un’acidità inferiore allo 0,4 (la legge invece indica 0,8) e un numero di perossidi inferiore a 10 (la legge invece indica 20). L’Unione europea ha fatto una scelta, quella di tenere le maglie larghe affinché nella categoria extravergine ci possa rientrare la massima quantità possibile della produzione del vecchio continente".

In ogni caso avere a disposizione una soglia, pur alta che sia, è un primo passo importante che consentirà di svelare le sempre più frequenti truffe attorno all’extravergine e arginare i problemi di concorrenza sleale. Lo ha ribadito anche l’onorevole Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo: "Se prima dell’entrata in vigore del regolamento 61/2011 non era possibile valutare analiticamente se un olio fosse stato o meno "deodorato", adesso, fortunatamente, l’Unione europea, avrà a disposizione un nuovo strumento analitico che offre proprio l’opportunità di individuare le frodi relative alla messa in commercio di oli deodorati che prima passavano inosservate, non dovendo rilevare il contenuto di alchil esteri".

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