Signor Presidente, qual e’ il ricordo piu’ intenso del Suo ultimo viaggio in Africa?
“Essere accolto, appena sbarcato dall’aereo ad Accra, non soltanto dal presidente in carica John Atta Mills, ma anche dal suo avversario politico, sconfitto di misura nelle accese ma pacifiche e corrette elezioni presidenziali svoltesi poco prima in Ghana. La presenza di entrambi e’ stata un simbolo efficace dell’orgoglio ghanese nei confronti della loro democrazia. I governi che rispondono ai cittadini e che accettano il ruolo rivestito dall’opposizione pacifica sono ingredienti fondamentali di qualsiasi piano concreto e sostenibile di sviluppo e di qualsiasi sforzo mirante a costruire una pace stabile e duratura”.
A giugno Lei si rechera’ in Canada per il G8. Non e’ facile far si’ che otto persone si mettano d’accordo su qualcosa, figuriamoci otto Paesi! Cosa pensa di poter ottenere?
“Uno dei segni distintivi del G8 negli ultimi anni e’ che, insieme, abbiamo messo al centro delle nostre agende la poverta’ e lo sviluppo globale. Lo sviluppo e’ una priorita’. Quest’anno dovremo prendere un nuovo impegno verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. La sfida ora e’ garantire che li onoreremo e nel frattempo pensare: a come noi possiamo trovare altre fonti di capitale; a come i Paesi in via di sviluppo possono cogliere l’occasione mettendo in atto le giuste politiche e istituzioni; infine, a come tutti insieme possiamo trovare nuove modalita’ per accelerare il progresso negli anni a venire”.
L’U. S. Food Security Initiative ha deciso un nuovo criterio per fornire assistenza allo sviluppo e ne siamo tutti entusiasti. Quale impatto crede che potra’ avere e quali ostacoli si accinge ad affrontare?
“Una delle caratteristiche fondamentali della Iniziative e’ che e’ stata messa a punto dai Paesi in via di sviluppo. Il Programma africano per lo sviluppo agricolo dell’Unione Africana esorta i propri membri a investire le loro stesse risorse e a sviluppare piani nazionali di vasta portata e quindi a ricercare l’impegno dei donatori. Noi e i nostri partner del G8 – insieme ad altri donatori – abbiamo accettato di conformarci a questo modello e ai principi approvati l’anno scorso a L’Aquila. La vera sfida adesso e’ tradurre in azione quei principi. ancora presto, ma per l’inizio del summit speriamo di essere in grado di dire che abbiamo allocato le risorse per i programmi nazionali, per la ricerca e lo sviluppo, che abbiamo istituito un nuovo fondo fiduciario che risponde alla Banca Mondiale e che siamo pronti a trattare disponendo di risorse, consulenza tecnica, aiuti e della volonta’ di investire in qualita’ di partner”.
A livello interno viviamo un periodo economico difficile. Cosa risponde a coloro che potrebbero chiederLe perche’ gli Usa dovrebbero investire tempo e risorse per aiutare altri popoli e altri Paesi?
“Posso sintetizzarlo cosi’: lo sviluppo per gli Stati Uniti e’ un imperativo strategico e morale. Per troppo tempo abbiamo cercato di risolvere la poverta’ estrema e di porre rimedio alle sue conseguenze nel mondo, tra le quali le malattie epidemiche, l’instabilita’ politica, il crollo degli Stati, i flussi di rifugiati che passano da uno Stato all’altro, l’assenza di speranza e di opportunita’ che ogni crisi umanitaria comporta. La nostra sfida comune consiste nel dar forma al mondo che vogliamo avere in futuro cercando di accelerare lo sviluppo. I ritorni di un simile investimento sono teoricamente immensi: una piu’ ampia base per la prosperita’ globale, minori rischi militari, un mondo piu’ giusto ed equo”.
Ovunque mi sia recato durante il mio ultimo viaggio in Africa, pressoche’ tutti erano concordi nel dire che l’elemento cruciale per lo sviluppo in Africa e’ avere governi migliori, tenuti a rispondere del loro operato ai loro popoli. C’e’ qualcosa che il G8 possa fare per contribuire a questa sfida?
“Quando ad Accra ho detto che “il futuro dell’Africa dipende dagli africani” ho espresso un mio profondo convincimento. Dal di fuori non e’ possibile mettere in moto il progresso in assenza di una leadership che sia al servizio del popolo che rappresenta e che non risponda alle necessita’ di base e alle aspirazioni della gente. nostro compito far si’ che le autorita’ al governo, nella societa’ civile e nel settore privato riescano a esercitare un vero potere, a dar vita a vere istituzioni essendone responsabili, a guidare e sostenere lo sviluppo. Il G8 ha avuto un ruolo fondamentale nel garantire che le politiche e le pratiche dei Paesi sviluppati sostengano la buona governance nei Paesi in via di sviluppo. Il G8 ha lanciato questo messaggio piu’ volte. Cosa ancor piu’ importante e’ che questo stesso messaggio adesso venga rilanciato dall’Africa stessa, da leader pronti a rispondere del loro operato ai loro colleghi e dai popoli stessi ai loro governi”.
Durante la mia ultima visita in Africa sono rimasto impressionato dalla nuova generazione di imprenditori e attivisti che ha tutte le potenzialita’ per modificare il futuro e la traiettoria di questo continente. Cosa pensa che possiamo fare per aiutare questa generazione in ascesa?
“Io stesso sono continuamente affascinato dalle innovazioni provenienti dal continente africano. I servizi bancari mobili stanno portando finanziamenti a milioni di persone. Gli sms stanno dando vero potere ai coltivatori dando loro informazioni sui prezzi in tempo reale. Il continente africano e’ vivo e non soltanto un posto di bisogni da soddisfare. Questo dato di fatto deve ricordarci che, mentre dobbiamo impegnarci per rispondere ai bisogni di cosi’ tante persone, dovremmo anche concentrarci su cio’ che serve a rendere vitali le economie di mercato in cui sfocera’ tutta questa creativita’”.
Puo’ illustrarci chiaramente i tre pilastri della sua strategia per la sicurezza degli Stati Uniti – difesa, diplomazia, sviluppo – di cui parla spesso? Come interagiscano?
“La novita’ e’ la nostra intenzione di portare lo sviluppo allo stesso livello di difesa e diplomazia. Difesa, diplomazia e sviluppo devono rafforzarsi a vicenda, ma ciascuno di essi porta una prospettiva e un insieme di competenze unici. Insieme, in ogni caso, ci rendono piu’ forti, piu’ efficienti e piu’ produttivi”.
( Monday’s Globe and Mail – Traduzione di Anna Bissanti)