Nucleare, più Russia e carbone sulla via «verde» della Merkel

di Stefano Agnoli Frau Merkel vuole accelerare sulla strada dell’uscita dal nucleare. Secondo il quotidiano economico Handelsblatt, la Cancelliera vorrebbe fissare una «data certa» e chiudere l’ultimo dei 17 reattori tedeschi entro una decina di anni. Di sicuro prima del 2022-23, la scadenza che era stata fissata dal governo rosso-verde di Gerhard Schróder per il […]

di Stefano Agnoli

Frau Merkel vuole accelerare sulla strada dell’uscita dal nucleare. Secondo il quotidiano economico Handelsblatt, la Cancelliera vorrebbe fissare una «data certa» e chiudere l’ultimo dei 17 reattori tedeschi entro una decina di anni. Di sicuro prima del 2022-23, la scadenza che era stata fissata dal governo rosso-verde di Gerhard Schróder per il cosiddetto phase out. Un programma rimasto in bilico durante la «Grande Coalizione» Cdu-Spd per poi essere abbandonato, visto che dopo le elezioni del 2009 il governo Cdu-Fdp ha optato per la scelta opposta: l’allungamento della vita utile degli stessi contestati impianti in cambio di una tassa sui profitti aggiuntivi.

Ma si era prima della tragedia di Fukushima. E anche, verrebbe da dire, prima del trionfo dei Verdi alle elezioni nel Baden Wfirttemberg. Preoccupata per la sicurezza o per la sorte dei suo esecutivo, di fatto la Cancelliera ha cambiato nuovamente rotta e intende percorrere con grande decisione la strada delle energie rinnovabili, dove Berlino è oggettivamente all’avanguardia. Anche se tutte le scelte sono legittime, le politiche energetiche non si inventano però dall’oggi al domani. La Germania produce ancora il 46% della sua elettricità con carbone e lignite e il 23% con il nucleare. Le rinnovabili sono sotto il 20%. Il phase out nucleare era pensato per traghettare senza salti un passaggio energetico altrimenti difficile. Tutto il contrario, per inciso, dì ciò che si fece da noi dopo il 1987, quando non ci si fermò alla moratoria ma si decise per una costosa chiusura immediata e la rinuncia all’elettricità prodotta.

Il «buco» che si verrà a creare in Germania, anticipa sempre l’Handelsblatt, sarà coperto con nuove centrali a gas. E se non basteranno c’è pur sempre il carbone. La Germania della Merkel, insomma, rischia di aumentare la dipendenza dalla Russia e di inquinare di più. La coerenza, in politica, non è sempre un valore. E d’altronde Schróder non è poi diventato presidente del Nord Stream?

 

 

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